Torrenti ridotti a vere e proprie discariche e distrutti probabilmente in via definitiva, quasi del tutto prosciugati. E’ questo l’ennesimo scempio ambientale che viene documentato dai carabinieri nel Messinese. Sono 66 gli indagati e 14 mezzi sequestrati. L’operazione dei carabinieri della compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto su disposizione dei Gip del tribunale. Gli autocarri, del valore complessivo di oltre 1 milione di euro, appartengono a diverse ditte della zona. In questo contesto è scattata la misura cautelare interdittiva del “divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per la durata di un anno” a carico del titolare di un’impresa. Tra gli indagati titolari di imprese del settore edile, della lavorazione del legno, di prodotti agricoli, del commercio del ferro e del trasporto merci, oltre a ristoratori, proprietari di officine meccaniche, attività commerciali e cittadini residenti della zona.

Le telecamere hanno immortalato il sistema

L’operazione è scattata all’alba ed è scaturita da due procedimenti per i reati di “realizzazione di discarica abusiva”, “combustione illecita di rifiuti” e “abbandono di rifiuti”. Le indagini condotte dai carabinieri delle stazioni di Merì e Terme Vigliatore, sotto il coordinamento della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto diretta dal Procuratore Capo Giuseppe Verzera. Ad essere documentati numerosi sversamenti illeciti di rifiuti nei greti dei torrenti Mela e Patrì. E’ stato possibile ricostruire tutto anche con l’ausilio di telecamere nascoste nei pressi dei due corsi d’acqua. Questo ha consentito di accertare le condotte degli indagati, i quali, come evidenziato nei provvedimenti giudiziari, hanno concorso in uno scempio del territorio con la riduzione dei torrenti, sottoposti a vincolo paesaggistico e largamente prosciugati per lunghi periodi dell’anno. Corsi di acqua ridotti ad una vera discarica.

Rifiuti anche alle fiamme

Gli indagati, con illeciti ripetuti nel tempo e documentati da maggio a dicembre dello scorso anno, in più punti dei torrenti avevano trasportato e sversato nei greti dei fiumi rifiuti di vario tipo. Anche materiale pericoloso e in particolare scarti delle attività di impresa, tra cui materiale edile, in ferro, legno, fino ad arrivare a derivati della lavorazione di alimenti o prodotti da animali da allevamento. In alcuni casi, i rifiuti, dopo essere abbandonati, erano stati addirittura incendiati. Le fiamme avevano prodotto un’intensa nube di fumo e non si erano propagate solo grazie alle non favorevoli condizioni metereologiche.

Spregiudicati per non pagare i costi di smaltimento

Secondo gli inquirenti quanto accaduto è dovuto alla volontà degli indagati, “totalmente insensibili alla salvaguardia del patrimonio naturalistico nel cui ambito pure loro vivono e operano”. In pratica non volevano seguire le procedure, con i relativi costi, normativamente previsti per lo smaltimento dei rifiuti. Ad essere rovinato un ambiente in maniera che appare irreversibile e che abbraccia i territori di San Filippo del Mela, Santa Lucia del Mela, Merì, Barcellona Pozzo di Gotto e Terme Vigliatore. Nei due procedimenti penali sono indagati anche 31 residenti della zona, i quali risponderanno dei reati di abbandono di rifiuti. In questo caso le pene variano dai 6 mesi a due anni di reclusione. Sono stati sorpresi dalle telecamere predisposte dai carabinieri mentre, utilizzando le proprie autovetture, gettavano rifiuti di natura domestica.

Articoli correlati