Un tipo di caccia vietato dalla legge, perché in danno a specie tutelate sia dalle normative nazionali che della UE.

Fin dal 1979, infatti, l’Unione Europea ha previsto con propria Direttiva, non a caso titolata “Direttiva Uccelli”, precise  forme di protezione le cui norme attuative sono però lasciate agli Stati membri. Capita, così, che le cattive abitudini sono dure a morire e pochi mesi addietro gli stessi Uffici di Bruxelles hanno richiamato l’Italia minacciando, con l’apertura del fascicolo EU-Pilot, una procedura di infrazione.

Veri e propri punti caldi del bracconaggio, uno dei quali in Sicilia, che trovano terreno fertile in talune tradizioni venatorie forse non adeguatamente represse. Nel caso di Brescia, si tratta di uno dei capisaldi del bracconaggio italiano, al quale lo Stato reagisce attivando, nel mese di Ottobre, un vero e proprio campo, della durata di circa un mese, guidato dal Corpo Forestale dello Stato.

L’ultimo caso è di pochi giorni addietro. Due giovani cacciatori di frodo, fermati dai Forestali, dopo un lungo inseguimento, dietro segnalazione dei volontari del CABS, lo speciale Nucleo antibracconaggio con sede a Bonn.

I due giovani bracconieri sono così stati trovati in possesso di trenta Pettirossi uccisi, ai quali hanno fatto seguito altri 60 animali già sistemati in un congelatore trovato in un casolare. Come è noto l’uso principale di tali volatili illegalmente catturati è quello di finire spellati per la Polenta e Osei.

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