La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile scorso, ha segnato l’inizio di una transizione fondamentale per la Chiesa cattolica. Il Conclave, convocato per il 7 maggio nella suggestiva Cappella Sistina, riunirà 132 cardinali elettori provenienti da 71 Paesi per eleggere il 267º Pontefice.

Questo evento, il 76º nella storia della Chiesa, si svolge in un contesto globale complesso, segnato da conflitti come la guerra in Ucraina e in Medio Oriente, crisi migratorie e la necessità di un rinnovato dialogo interreligioso. Le aspettative sono alte: il nuovo Papa dovrà unire una Chiesa divisa, rispondere alle sfide globali e proseguire il cammino tracciato da Francesco verso una “Chiesa dei poveri”.

Un Conclave globale e inedito

Il Collegio cardinalizio, profondamente rinnovato da Papa Francesco, riflette una Chiesa sempre più universale. Con 135 elettori inizialmente previsti, ridotti a 132 a causa di rinunce per motivi di salute e della decisione del cardinale Giovanni Angelo Becciu di non partecipare, il Conclave sarà il meno eurocentrico di sempre. I cardinali provengono da ogni angolo del pianeta: 59 dall’Europa, 37 dalle Americhe, 20 dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania. Questa diversità, frutto delle nomine di Francesco (che ha creato l’80% degli elettori), rende il processo elettorale imprevedibile e aperto a sorprese.

“Non è importante la provenienza geografica, la Chiesa è universale”, ha dichiarato il cardinale Fernando Natalio Chomalì Garib, arcivescovo di Santiago del Cile, sottolineando come il criterio per il nuovo Papa trascenda i confini nazionali.

Le Congregazioni generali

Prima dell’inizio del Conclave, i cardinali si riuniscono nelle Congregazioni generali, momenti di confronto essenziali per delineare il profilo del futuro Pontefice. Durante la quinta Congregazione del 28 aprile, alla presenza di oltre 180 cardinali, di cui 120 elettori, sono stati discussi temi cruciali: evangelizzazione, rapporti con altre fedi, lotta agli abusi e il ruolo della Chiesa in un mondo segnato da conflitti. La sesta Congregazione, iniziata con una meditazione dell’abate Donato Ogliari, ha approfondito la necessità di un Papa capace di promuovere la pace mondiale e affrontare le sfide della comunicazione moderna.

Il cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, ha evidenziato l’importanza dell’unità della Chiesa: “Non penso al nuovo Papa come a un burocrate, ma come a un uomo che sappia aprirsi e dialogare, anche con il mondo musulmano”. Sako ha inoltre definito “dolorosa” la rinuncia di Becciu, auspicando che il Conclave resti immune da strumentalizzazioni.

Le sfide del nuovo Papa

Il prossimo Pontefice erediterà una Chiesa profondamente trasformata da Francesco, che ha aperto le porte a laici, donne e alle periferie del mondo, promuovendo un modello sociale lontano dal liberismo e vicino ai più vulnerabili. Le encicliche di Francesco, come Laudato si’ e Fratelli tutti, hanno tracciato una strada di giustizia sociale, lotta ai cambiamenti climatici e dialogo interreligioso. Tuttavia, il grido di Francesco “tutti, tutti, tutti” non è stato accolto unanimemente, e il nuovo Papa dovrà mediare tra correnti conservative, diplomatiche e progressiste.

Tra le priorità emerse nelle Congregazioni, spiccano:

  • Pace mondiale: Con conflitti in Ucraina, Siria, Gaza e altre regioni, la Chiesa è chiamata a essere voce di riconciliazione. Francesco aveva indetto giornate di digiuno e consacrato Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria nel 2022.
  • Dialogo interreligioso: In un mondo polarizzato, il rapporto con l’Islam, l’Ebraismo e altre fedi è cruciale. Il cardinale Sako ha sottolineato la necessità di aiutare i musulmani ad aprirsi, nel rispetto reciproco.
  • Unità interna: Le divisioni tra conservatori, che difendono la dottrina tradizionale, e progressisti, che spingono per riforme, richiedono un leader capace di sintesi.
  • Comunicazione empatica: Sako ha insistito sull’importanza di “saper parlare alle persone, essere loro vicino, mostrare empatia”.

I papabili: chi guiderà la Chiesa?

Sebbene il Conclave sia imprevedibile, alcuni nomi circolano come potenziali successori. Tra i favoriti:

  • Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, considerato un candidato di continuità, abile diplomatico capace di equilibrare le diverse anime della Chiesa.
  • Luis Antonio Tagle, filippino, prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, simbolo di una Chiesa giovane e missionaria.
  • Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, esperto di dialogo interreligioso, rappresenta un’Europa aperta alle sfide migratorie.
  • Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, noto per il suo impegno per la pace in Ucraina, è tra i nomi italiani più accreditati.

Il cardinale Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri, ha espresso un’intuizione: “Avremo un uomo del consenso. Francesco ha scosso la Chiesa, ora l’istituzione ha bisogno di pace, ma il popolo di Dio vuole andare avanti”. Vesco prevede un Conclave breve, con candidati che “emergeranno con evidenza”. Anche il cardinale Gregorio Rosa Chavez, pur non elettore, ha suggerito un Conclave di “massimo tre giorni” con “tutte le porte aperte” a sorprese, inclusi nomi italiani nella sua “lista nel cuore”.

Il processo del Conclave

Il Conclave, regolato dalla Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, si svolge in totale isolamento. I cardinali, ospitati nella Domus Sanctae Marthae, giurano segretezza e votano nella Cappella Sistina, sotto lo sguardo del “Giudizio Universale” di Michelangelo. Sono previsti fino a quattro scrutini giornalieri, con un quorum di due terzi (89 voti su 132 elettori). Dopo ogni votazione, le schede vengono bruciate: fumo nero indica un’elezione non riuscita, fumo bianco annuncia l’Habemus Papam.

La Messa Pro eligendo Romano Pontefice, celebrata il 7 maggio alle 10 nella Basilica di San Pietro e presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, aprirà ufficialmente il Conclave. Nel pomeriggio, i cardinali entreranno in processione nella Sistina, intonando il Veni, Creator Spiritus.