Uno studio pubblicato questa settimana sul New England Journal of Medicine e condotto in Israele ha mostrato che la quarta dose del vaccino anti Covid-19 di Pfizer/BioNTech ha ridotto i tassi di infezione da coronavirus tra gli anziani. Tuttavia, la protezione del secondo richiamo contro la malattia è diminuita dopo quattro settimane.

Nel dettaglio, secondo il campione, la protezione dai sintomi gravi non si è ridotta durante le sei settimane successive alla somministrazione ma sono necessari più studi di follow-up (cioè di controllo) per effettuare una valutazione a lungo termine.

Lo studio, condotto dal 10 gennaio al 2 marzo 2022, ha esaminato 1,3 milioni di persone di età pari o superiore a 60 anni. La variante Omicron era prevalente in Israele in quel momento. Poi, un altro studio israeliano recente ha mostrato che gli anziani che hanno ricevuto una seconda dose di richiamo del vaccino di Pfizer hanno avuto un tasso di mortalità inferiore del 78% rispetto a quelli che hanno ricevuto soltanto una dose di richiamo. Ecco perché Israele ha cominciato a raccomandare la secnda dose già a gennaio.

Inoltre, come mostrato da uno studio condotto da ricercatori brasiliani (non ancora sottoposto a revisione paritaria), la protezione contro la variante omicron negli individui che hanno ricevuto due dosi del CoronaVac (il vaccino sviluppato dalla cinese Sinovac) è aumentata fino a sette volte dopo aver ricevuto il richiamo del vaccino di Pfizer. Stando ai dati, da dicembre a marzo, periodo di ingresso e maggiore circolazione della nuova variante in Brasile, gli individui che hanno ricevuto due dosi di CoronaVac avevano solo l’8,1% di protezione contro il Covid sintomatico. E ancora, con una terza dose di Coronavac – il cosidetto regimo omologo, cioè quando si usa lo stesso vaccino in tutte le fasi – la protezione è salita solo al 15% mentre con il richiamo con Pfizer – in regime eterologo, ovvero con vaccini diversi – la protezione è stata del 56,7% contro lo sviluppo dei sintomi del Covid.

Per quanto concerne le forme gravi della malattia, le due dosi di CoronaVac hanno offerto una protezione del 57,3%. E un boost di Coronavac ha aumentato questa protezione al 71,3% mentre il booster di Pfizer ha fatto altrettanto ma fino all’85,5%. In poche parole, è più efficace il vaccino che è somministrato anche in Italia piuttosto che quello cinese.

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