Orrore a Reggio Calabria: giovane donna ai domiciliari con braccialetto elettronico per l’omicidio dei suoi neonati.
Una giovane donna reggina è stata arrestata dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria e posta ai domiciliari con braccialetto elettronico. È gravemente indiziata di omicidio per soffocamento dei suoi due bambini appena partoriti, di occultamento dei loro corpi, e di soppressione di cadavere in relazione a un ulteriore figlio partorito tre anni fa.
Un ritrovamento sconvolgente nella quiete di Pellaro
La tragica vicenda ha avuto inizio nel luglio dello scorso anno in una casa di Pellaro, quartiere a sud di Reggio Calabria. I genitori della giovane avevano rinvenuto all’interno di un armadio i corpicini senza vita di due neonati, avvolti in una coperta.
L’orrenda scoperta ha immediatamente dato il via a una complessa indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, affidata alla Squadra Mobile della Questura. Gli investigatori hanno ricostruito la sequenza dei fatti attraverso analisi tecniche e testimonianze.
Gli elementi raccolti: video, prove biologiche e tempi del parto
Le indagini, avviate subito dopo il rinvenimento, si sono concentrate inizialmente sulla visione dei sistemi di videosorveglianza presenti nella zona. Le immagini hanno mostrato come la ragazza fosse sola all’interno dell’abitazione tra le 19 e le 20.30 dell’8 luglio, orario ritenuto compatibile con il parto e la successiva morte dei neonati.
Successivamente, un ulteriore tassello fondamentale è emerso dagli accertamenti di natura biologica, condotti sul materiale organico sequestrato presso il Policlinico di Messina, dove la donna era stata sottoposta a un intervento di raschiamento uterino.
Gli esiti degli esami hanno confermato che i due neonati erano figli biologici della donna, che erano nati vivi e che la loro morte era stata provocata per soffocamento.
Una misura cautelare motivata da gravi indizi di colpevolezza
Alla luce delle risultanze investigative, il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) di Reggio Calabria, su richiesta della Procura, ha emesso la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Secondo gli inquirenti, gli elementi raccolti finora costituiscono un quadro indiziario grave, preciso e concordante, tale da giustificare l’adozione della misura. La giovane, dunque, resterà sotto stretta sorveglianza, mentre le indagini proseguono per chiarire ulteriormente le circostanze e le motivazioni di una vicenda che ha sconvolto l’intera comunità reggina.
Le indagini su un possibile terzo caso
Oltre all’accusa per la morte dei due neonati, la Procura indaga anche sulla soppressione di cadavere relativa a un bambino o bambina partorito/a tre anni fa. Su questo fronte, le verifiche sono ancora in corso e i magistrati mantengono il massimo riserbo, ma si ipotizza che la giovane possa essere coinvolta in un precedente episodio di nascita e morte non denunciata.
Gli inquirenti stanno lavorando su più livelli: accertamenti medico-legali, analisi dei tabulati telefonici e verifiche ambientali. L’obiettivo è comprendere se vi siano eventuali responsabilità omissive o concorsuali da parte di terzi, anche solo nella fase successiva ai fatti.
La parola agli esperti: infanticidio e disagio psicologico
Gli psicologi forensi sottolineano come episodi di infanticidio neonatale possano spesso essere legati a disturbi psichici post-partum, alla solitudine emotiva e alla mancanza di supporto familiare o sociale. Si tratta di situazioni in cui la madre vive il parto in condizioni di stress estremo, percependo la nascita come un evento insostenibile.
Tuttavia, solo una perizia psichiatrica potrà chiarire se nel caso della giovane reggina sussistano tali elementi e se possano incidere sulla valutazione della sua imputabilità.






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