Giovanni Brusca deve rimanere in carcere perché la gravità dei reati che ha commesso e le caratura criminale che ha dimostrato nella sua vita di possedere. Lo ha deciso la Cassazione nello scorso ottobre e ora giungono le motivazioni. Secondo la suprema corte non sarebbe ancora stata acquisita con certezza la prova del suo annunciato ravvedimento “anche anche considerata l’incertezza del completamento del suo percorso di pentimento”.
Brusca, conosciuto tra gli ambienti criminali come “u verru”, ossia il porco, o come lo “scannacristiani” per la sua ferocia”dunque resta in carcere nonostante prima della sentenza fosse arrivato il parere positivo alla scarcerazione da parte della Direzione nazionale antimafia e della Dda palermitana. Il ricorso ad ottobre è stato rigettato al boss di cosa nostra, oggi collaboratore di giustizia, rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia. Tramite i suoi legali ha chiesto di poter accedere alla misura degli arresti domiciliari, una richiesta che era stata respinta anche dai giudici del tribunale di sorveglianza di Roma.
I magistrati della Cassazione hanno rilevato “l’insussistenza della prova di un effettivo compiuto ravvedimento” e che “lo sforzo di Brusca nel manifestare il suo pentimento civile e il suo intento di riconciliazione nei confronti delle famiglie delle vittime e della società tutta vadano approfonditi e verificati nel corso del tempo”. Inoltre, recita la sentenza, “a fronte delle indubbie manifestazioni di resipiscenza” di Giovanni Brusca, le “iniziative riparatorie” da lui intraprese non sarebbero “ancora espressione di un suo compiuto ravvedimento”, ma che tale percorso “sia attualmente soltanto positivamente avviato”. Quindi il “positivo percorso trattamentale portato avanti da Brusca” , continua la Cassazione, il “suo “buon” livello di revisione critica del passato e il comportamento collaborativo da lui tenuto” non sono indici sufficienti in relazione al suo indiscusso spessore criminale”.
Brusca è stato accusato di oltre 100 omicidi tra l’altro con modalità cruente e in molti casi senza nemmeno selezionare le sue vittime ma uccidendo anche bambini, capi mafia, uomini dello Stato, cittadini. La Cassazione nella sua sentenza evidenzia inoltre come Brusca, ”tra tanti ‘uomini d’onore’, nessuno avesse realizzato un pari percorso sanguinario, manifestando inusitata violenza e assoluto spregio per il valore della vita umana”.
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