- Per Matteo Bassetti è sbagliato rendere obbligatoria la mascherina in tutta Italia all’aperto.
- Per Nino Cartabellotta di Gimbe, invece, è un provvedimento logico.
Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, ha affermato su Facebook: «Rendere obbligatoria la mascherina in tutta Italia all’aperto senza alcuna distinzione tra le aree geografiche a più alta e più bassa circolazione endemica è sbagliato».
«L’uso delle mascherine ha senso solo in luoghi confinati, laddove non sia possibile avere certezza e garanzia del necessario distanziamento fisico oppure all’aria aperta quando non si riesca a mantenere il distanziamento fisico. Si ricommette l’errore fatto con il lockdown: un’unica misura per tutta l’Italia senza tener conto delle differenze regionali e locali».
«Fino ad aggi le Regioni e le amministrazioni locali hanno inasprito o alleggerito i provvedimenti preventivi sulla base dei dati epidemiologici locali, che sono gli unici attendibili. Nessuno mette in dubbio l’importanza della mascherina e di tutte le altre misure di prevenzione che non vengono minimamente nominate nel DPCM), ma il rischio è di ottenere l’effetto contrario», ha precisato l’esperto.
Cartabellotta (GIMBE): “Obbligo delle mascherine all’aperto è un provvedimento logico”
Di tutt’altro avviso è Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, che ai microfoni di Cusano Italia TV, durante la trasmissione L’imprenditore e gli altri, ha affermato: «L’obbligo di mascherina all’aperto credo che in questo momento sia logico, per tutti i problemi legati ai vari assembramenti che si verificano fuori le scuole piuttosto che di fronte ai locali».
E ancora: «A me piacerebbe che ci fosse un piano omogeneo e coerente, perché mi sembra assurdo che ci sia assembramento sui mezzi pubblici perché non riusciamo ad ampliare le corse degli autobus. Non vorrei che spostassimo tutte le responsabilità di un eventuale aumento dei contagi sui comportamenti dei cittadini», evidenziando che «la parte sanitaria, quella dei tamponi, di tracciamento e di isolamento dei positivi, non è mai stata potenziata come dovrebbe».
«Oggi -ha concluso Cartabellotta – il vero problema è non mandare in tilt il sistema di tracciamento territoriale, se questo salta è evidente che rischiamo un sovraccarico che poi finisce per aumentare la mortalità».
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