La probabilità di un’ulteriore diffusione della variante Omicron di Sars-CoV-2 nell’Unione Europea/Spazio economico europeo è “molto alta”. E il livello complessivo di rischio per la salute pubblica associato all’ulteriore emergere e diffondersi di questa variante nell’area è valutato come “molto alto”.

Questa la conclusione dell’ultimo aggiornamento alla valutazione rapida del rischio, diffuso dall’ECDC, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che nel documento ha invitato a rafforzare le misure anti Covid-19.

“La rapida reintroduzione e rafforzamento degli interventi non farmacologici – spiega l’ente europeo – è necessaria per ridurre la trasmissione di Delta in corso e per rallentare la diffusione di Omicron, e mantenere così gestibile il carico legato a Covid-19″.

Il potenziamento delle misure – argomenta l’ECDC – potrà in qualche modo frenare l’avanzata del nuovo mutante per consentire ai Paesi di guadagnare tempo prezioso per un’ulteriore diffusione dela vaccinazione e prevenire un improvviso impatto elevato da questa variante. I richiami vaccinali, inoltre, “aumenteranno la protezione contro gli esiti gravi di Delta e possibilmente di Omicron”.

Inoltre, “dovrebbe essere considerata la pianificazione immediata di un aumento della capacità dei sistemi sanitari di trattare il maggior numero di casi previsto” sull’onda della diffusione della variante Omicron. “La vaccinazione rimane una componente chiave dell’approccio multilivello necessario per ridurre l’impatto di Omicron, affrontando anche la circolazione in corso della variante Delta”, ha precisato l’ente, ricordando che i booster potranno aumentare la protezione.

“Rimangono vitali le attività di comunicazione” del rischio legato a Covid, “che sottolineano l’importanza costante di essere completamente vaccinati e di cercare una dose aggiuntiva o di richiamo del vaccino“. Così come “fondamentale rimane riportare i dati all’ECDC e monitorare l’efficacia dei vaccini per colmare le lacune nelle conoscenze sulla variante emergente Omicron”, conclude il documento.

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