Il premier Giuseppe Conte, che ha partecipato alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa – Perché l’Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del Covid), in uscita dal 29 ottobre, ha affermato: «Se le ultime fasi di preparazione (il cosiddetto ‘rolling value’ del vaccino Oxford-Irbm Pomezia-Astrazeneca) saranno completate nelle prossime settimane, le prime dosi saranno disponibili all’inizio di dicembre».
E ancora: «Già all’inizio avremo i primi due o tre milioni di dosi. Altri milioni ci arriveranno subito dopo. La Commissione europea ha commissionato ad Astrazeneca e ad altre società alcune centinaia di milioni di dosi. Penso che per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare comunque la prossima primavera».
Eppure, proprio oggi Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, intervenuto ad Agorà su Raitre, ha affermato: «Non penso che se ne parli prima del 2022, prima che tutti quanti possano avere accesso e che funzioni». Ciò perché il vaccino deve prima essere «registrato per fare delle somministrazioni inizialmente limitate nello spazio e nel tempo, poi se le caratteristiche di sicurezza sono confermate sul campo, verrà prodotto su larga scala».
E Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, a Cusano Italia TV, ha detto: «Ci sono tanti annunci che sicuramente hanno degli interessi economici e anche geopolitici, abbiamo visto Sputnik, un vaccino senza dati scientifici, che magari è stato anche sperimentato, ma non con la correttezza e trasparenza dovute. Però si sta facendo un lavoro molto rapido e credo che dei vaccini saranno autorizzati alla vendita entro fine anno. Però, al di là di alcuni lotti che sono già in produzione, la copertura vaccinale sarà enorme e necessiterà di tempo. La vaccinazione per tutti credo non ci sarà prima dell’autunno del 2021».
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