Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ospite di Agorà, la trasmissione di Raitre, a proposito del metro di distanza da tenere tra le persone, ha detto: «Dipende dalle circostanze. Se c’è qualcuno in giro che starnutisce o tossisce, un metro può essere poco ma se chi non sta bene rimane a casa e le organizzazioni sono tali da non doverci ritrovare in questa condizione, il metro è ragionevole».

Poi, a proposito dei test sierologici a pagamento, l’esperto ha detto: «Soprattutto dalle mie parti moltissime persone stanno prendendo appuntamento negli ambulatori privati per fare il test che non sono riusciti ad ottenere dal Servizio sanitario nazionale e questa è una debacle per l’organizzazione della sanità. Perché la valutazione alla fonte dell’esistenza o meno di persone contagiate sarebbe stata, sarebbe il presidio fondamentale per evitare l’ulteriore diffusione del contagio».

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«È inconcepibile – ha aggiunto Galli – che il pubblico non sia in grado di dare questo genere di risposta ai cittadini e gli dica che deve andarsi a pagare il test a 63 euro, come se questa fosse una scelta voluttuaria, e fare a sue spese il tampone… ma per favore! Il test è molto piu importante del distanziamento al ristorante, è il sistema fondamentale per ridurre l’ulteriore diffusione dell’epidemia. Scusatemi ma mi è scappato un momento di indignazione».

Galli ha affermato che «mascherina e distanziamento sono un tentativo ulteriore di difesa ma non esiste una sperimentazione con dati certi che ci dice che questo è il sistema che funziona. Anche se il buon senso ti dice che è l’unico sistema per tentare una convivenza basata sulla grande responsabilità individuale».

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Per il primario «c’è ancora molto da fare e da capire per iniziare a far lavorare molte imprese, specie quella nella ristorazione e nel commercio al dettaglio. Francamente, le caratteristiche di certe imprese sono difficili da conciliare con il metro di distanza. Continuo a ritenere che si debba lavorare alla fonte, all’identificazione di quelli che hanno ancora l’infezione addosso, per dare risposte alle tantissime persone che sono anche irritate per questo, perché chiedono di conoscere il proprio stato e preferirebbero non dover fare i test a pagamento». FONTE: Agi.

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