Cosa c’è da sapere sulla variante XE del coronavirus.
La scorsa settimana l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha emesso un avvertimento contro un nuovo mutante che potrebbe essere più trasmissibile di qualsiasi ceppo precedente del Covid-19. Si tratta di XE, ibrido mutante delle due versioni precedenti della variante Omicron, BA.1 e BA.2, che si sono già diffuse in tutto il mondo, rilevato per la prima volta nel Regno Unito il 19 gennaio scorso.
Secondo l’OMS, XE ha un maggiore tasso di crescita, cioè di circa il 10% rispetto alla sottovariante BA.2, cioè quella più contagiosa al momento. Sebbene XE rappresenti soltanto una piccola parte dei casi, la sua trasmissibilità molto elevata potrebbe significare che diventerà prossimamente il ceppo dominante. L’OMS, infatti, ha rivelato che “il ricombinante XE (BA.1-BA.2) è stato indentitificato per la prima volta nel Regno Unito il 19 gennaio e da allora sono state segnalate e confermate meno di 600 sequenze”. E ancora: “Le stime iniziali indicano un vantaggio del tasso di crescita del 10% rispetto a BA.2, tuttavia, questa scoperta richiede un’ulteriore conferma”.
Secondo l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (SSN), l’XE presenta sintomi come naso che cola, starnuti e mal di gola, a differenza del ceppo originale del virus che generalmente portava a febbre, tosse e perdita del gusto e/o dell’olfatto. Inoltre, sempre secondo l’SSN, bisogna aggiungere anche mancanza di respiro, sensazione di stanchezza o di esaurimento, corpo dolorante, mal di testa, perdita di appetito, diarrea e sensazione di malessere. La SSN ha, poi, dichiarato che alla data del 22 marzo erano stati rilevati 637 casi di XE in Inghilterra.
Questa variante, inoltre, è stata osservata anche in Thailandia e Nuova Zelanda ma, come accennato, ci vogliono ulteriori dati per approfondire la nuova mutazione del coronavirus. Infine, era stato segnalato un caso anche in India, un positivo a Mumbai, ma il Ministero della Salute ha smentito la notizia.
In Italia, infine, non è stato riscontrato alcun caso ma il direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, intervistato dal Corriere della Sera, ha affermato che la variante XE deve preoccuparci “perché si tratta di una variante ricombinante, ovvero che ha unito in sé parti di Omicron BA.1 e di Omicron BA.2. Al contrario di altri ceppi ricombinanti, come XD e XF (mix tra Delta e Omicron), che non hanno grande diffusione, XE sta prendendo piede in Inghilterra (dove l’attività di sequenziamento è molto intensa) e ci aspettiamo che possa essere già presente anche in Italia”. Insomma, la variante XE va attenzionata.
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