Continua la mobilitazione a difesa del reddito di cittadinanza a Palermo. L’unione sindacale di base ha lanciato sabato 4 febbraio l’inizio della mobilitazione nazionale a difesa del beneficio e a Palermo gli iscritti e le iscritte si sono attivati, a partire dal 4, per una serie d’iniziative.

Striscioni e volantini a Palermo

Diversi striscioni campeggiano nelle strade della città e i mercati popolari da Ballarò a quello di via Montalbo sono diventati meta d’incursione per attuare volantinaggi e momenti informativi. “Il governo Meloni ha deciso si legge in una nota -, il Reddito di cittadinanza deve essere cancellato. Con la finanziaria di fine anno, i partiti di maggioranza hanno dato seguito a quanto annunciavano già da mesi: restringere così tanto la platea degli aventi diritto per fare perdere di senso alla misura in sé. La crociata portata avanti da giornalisti, politici e imprenditori, sin da quando il Reddito venne istituito, alla fine ha avuto l’esito che temevamo. Centinaia di migliaia di persone si troveranno in pochi mesi senza alcuna fonte di sostentamento”.

“Quello che ci stanno togliendo, dovranno ridarcelo”

“La battaglia a difesa del Reddito – dicono gli attivisti – non riguarda solo i percettori e i disoccupati: riguarda tutti perché l’esistenza o meno di una misura del genere trasforma il mercato del lavoro, migliorando i salari e producendo lavoro di qualità. Serve unirsi tutte e tutti, città per città, per affermare un principio tanto semplice quanto dirompente: comunque lo vogliate chiamare – di cittadinanza, di base, ecc… – abbiamo bisogno di Reddito. Costruiamo comitati per il Reddito in tutte le città: quello che ci stanno togliendo, dovranno ridarcelo”.

“Non favorisce gli scansafatiche”

“Per contraddire la retorica più ricorrente secondo cui il Rdc favorirebbe “gli scansafatiche” invogliati a stare sul divano basta guardare i dati. La maggior parte dei percettori e delle percettrici sono persone che, in effetti, già lavorano ma ricevendo in cambio salari e stipendi così bassi da restare comunque in stato di povertà. In più, la maggior parte dei contributi sono concentrati al Sud, nelle stesse regioni che vedono il più alto tasso di emigrazione lavorativa. Oppure dove 13mila giovani si candidano per un lavoro alla Rap di Palermo pur di provare a lavorare”.

Il problema del lavoro

“Guardando al livello nazionale, l’Italia è tra i paesi con la più grande diffusione di contratti di lavoro precari e a termine e considerando l’altissimo livello di disoccupazione è facile capire quanto importante siano strumenti volti ad aiutare chi lavora a intermittenza. Il Reddito di cittadinanza esiste, anche se con nomi diversi, in tutta Europa, anche in paesi più ricchi e produttivi dell’Italia. Laddove è accompagnato anche da leggi sul “salario minimo orario” ha creato ricchezza, aumentato i consumi, alzato i salari, ridotto le situazioni di estrema povertà esistenziale, reso più produttivo il mercato del lavoro”.

“Permette di rifiutare lavori dalla paga indegna”

“In un paese che vede gli stipendi tra i più bassi d’Europa, il Rdc offriva alle persone una scelta: rifiutare lavori dalla paga indegna. Politici e imprenditori lo odiano perchè vogliono tenere i salari bassi. Senza il Reddito, infatti, tantissime persone saranno costrette ad accettare anche le offerte di lavoro più ridicole e schiaviste, da 500 o da 600 euro al mese. Questo è il vero motivo che ha portato la Meloni a fare questa scelta: i suoi amici imprenditori potranno continuare a pagare una miseria le loro lavoratrici e i loro lavoratori”.