“Dopo il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio 2018 e lo “schiaffo” dei giudici sulla tenuta dei conti non possiamo che esprimere massima preoccupazione per il futuro degli Asu.
“Lavoratori da troppo tempo senza contratto, contributi e con un sussidio di 592,97 euro mensili che adesso guardano con ansia e disperazione alla fine dell’anno, avendo bisogno – ancora una volta – di una proroga che serva a programmare la loro definitiva stabilizzazione”.
Così Gaetano Agliozzo e Massimo Raso della Fp Cgil Sicilia, Paolo Montera e Calogero Emanuele della Cisl Fp Sicilia e Danilo Borrelli della UilTemp Sicilia, che aggiungono: “Auspichiamo che governo e parlamento regionali mantengano gli impegni assunti con le organizzazioni sindacali definendo la prosecuzione delle attività per il triennio 2020/2022, tempo entro il quale dovrà avvenire la loro stabilizzazione. La spesa regionale va cambiata, vanno qualificate le entrate e vanno eliminati gli sprechi ma occorre farlo senza “macelleria sociale”.
L’allarme arriva all’indomani dell’incontro con il governo regionale dal quale è emerso che il problema è ancora più vasto del temuto.
Dopo la certificazione da parte della Corte dei Conti del disastro delle finanze regionali, il governo aveva calcolato che per la manovra correttiva servissero tra i 260 ed i 300 milioni di euro per raggiungere il complessivo miliardo da ‘saldare’ nel 2019. Ebbene, la cifra cambia, perché il governatore Musumeci e l’assessore all’Economia Armao hanno informato i sindacati che servono altri 80 milioni in più.
I primi 300 milioni sono necessari per recuperare il maxi disavanzo accertato dalla Corte dei Conti, si tratta di vecchi errori contabili ma la cifra è ‘importante’: un miliardo e 100 milioni solo per il 2019. Gran parte di questa somma era stata già accantonata ma mancavano ancora all’appello fra i 260 e i 300 milioni.
Ma non finisce qui, perché la Corte dei Conti ha contestato una manovra fatta dal governo Crocetta relativa allo spostamento a carico del fondo nazionale per la sanità delle rate di un vecchio mutuo. Operazione che per i magistrati contabili non è corretta perché quel fondo per metà è finanziato dallo Stato. Dunque bisogna riportare tutto dentro il bilancio regionale, e ciò costerà, appunto, altri 79 milioni.
Da considerare poi lo scontro, consumatosi nel fine settimana, fra il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, e l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, in merito ai fondi europei. I rapporti tra la Regione ed il governo nazionale sono tesi e da Roma difficilmente arriverà un aiuto. Intanto l’assessore Armao continua a sperare che le cose volgano al meglio e sta trattando per una norma che consenta alla Sicilia di spalmare in 10 anni il maxi disavanzo.
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