Il Gup di Palermo Paolo Magro ha rinviato a giudizio Damiano Torrente, 48 anni, pescatore dell’Acquasanta, accusato di avere ucciso Ruxandra Vesco nel 2015 e di essersi disfatto del corpo gettandolo da Monte Pellegrino. La donna, originaria di Alcamo e figlia adottiva di una coppia che ancora oggi abita nella cittadina del trapanese, aveva 38 anni, sarebbe stata denunciata anche per diverse truffe seriali. Il giudice ha accolto la richiesta dei pm Enrico Bologna e Felice De Benedittis.

Vicenda dai contorni ancora da chiarire

“Una vicenda che dovrà essere chiarita in sede di dibattimento e necessità di approfondimenti anche di natura psichiatrica – dice l’avvocato Alessandro Musso che difende il pescatore – Nulla può essere dato per scontato in questa storia”. L’uomo in passato si era accusato di 11 omicidi, poi non era stato trovato nessun riscontro su questi delitti. Alla fine fu Torrente a trovare i resti ossei della vittima. Prima una confessione del delitto per liberarsi della donna diventata troppo opprimente e minacciosa, poi la ritrattazione. Adesso si professa innocente. Da chiarire come il pescatore sapesse del corpo in quella zona dopo cinque anni dal delitto.

I resti recuperati nell’agosto del 2020

I carabinieri e i vigili del fuoco lo scorso agosto hanno recuperato un teschio, alcune ossa, dei brandelli di vestiti e una protesi portata dalla donna. Ruxandra e il pescatore si conoscevano.  Agli inquirenti il pescatore aveva raccontato una prima verità poi una seconda anche questa ritrattata. Il primo a raccogliere la confessione del pescatore fu padre Giovanni Cassata, parroco della chiesa ‘Nostra Signora della consolazione’ di via Dei Cantieri. “Padre io brucio all’inferno”, disse. Il sacerdote gli consigliò l’unica strada possibile: costituirsi. E così fece. Sarà il processo a fare luce su quanto avvenne nel 2015 e cercare di spiegare perché e chi uccise la donna romena.

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