Venerdì 26 febbraio i lavoratori dell’Amat incroceranno le braccia dalle 11,30 alle 15,30. Lo sciopero è stato proclamato da Cobas ed Ugl dopo che l’azienda ha rinviato a data da destinarsi il confronto sulla proposta di modifica dei turni.
“Il nuovo nastro lavorativo e la riorganizzazione delle linee di autobus, in vigore dal primo gennaio, hanno trasformato la mobilità dei cittadini in un vero e proprio calvario”. Ad affermarlo sono Antonino La Barbera e Corrado Di Maria, rispettivamente segretario regionale dei Cobas settore trasporti e segretario provinciale Ugl-Autoferrotranvieri, che invitano “la cittadinanza a supportare la protesta dei lavoratori”.
“Il management dell’Amat – aggiungono i due sindacalisti – non solo si sta sottraendo ad un confronto su temi che riguardano la produttività dei lavoratori e il servizio reso all’utenza, ma sta dimostrando una certa inadeguatezza nella programmazione e nella gestione dell’azienda. A certificarlo sono i dati sui ricavi dei biglietti”.
Nel 2015, l’Amat ha incassato 5,7 milioni di euro dalla vendita dei ticket, contro i 7,3 milioni nel 2014: ciò significa che c’è stato un crollo di ricavi pari a 1,6 milioni di euro. I primi dati relativi al 2016 sarebbero tutt’altro che incoraggianti: nonostante la “spinta” del tram, a gennaio complessivamente le vendite dei titoli di viaggio dovrebbero attestarsi a quota 400mila euro. “In base ai numeri diffusi da Amat e Comune – dicono La Barbera e Di Maria – nelle linee del tram sono stati obliterati 250mila biglietti, con un incasso di 350mila euro. A conti fatti, dunque, il dato sul gommato non arriverebbe nemmeno a 100mila euro”.
“Le strategie messe in atto dai vertici Amat – proseguono i segretari di Cobas trasporti e Ugl-Autoferrotranvieri – stanno vanificando gli sforzi del socio unico Comune”. Il riferimento è alla recente ricapitalizzazione di 10 milioni di euro, all’affidamento del tram e all’aumento delle tariffe nelle zone blu. “Le previsioni di nuovi introiti, inclusi quelli derivanti dall’istituenda Ztl, rischiano di essere ‘bruciati’ da una gestione aziendale poco oculata”.
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