Il figlio del boss aveva lasciato la compagna. La figlia di un altro uomo d’onore che stava cercando di prendere in mano il mandamento. Il giovane aveva iniziato una relazione con una ragazza che era parente di maresciallo dell’esercito.

Serviva una punizione esemplare davanti al padre della figlia tradita. Dal boss era stato avvicinato anche lo zio dell’amante. E con fare deciso era stato rivolto l’invito alla donna di abbandonare quella relazione e di fare tornare a casa il giovane tra le braccia della sua compagna.

Questo non bastava a placare le ira del padre della giovane e così parti la spedizione punitiva del padre del giovane traditore. In macchina davanti al consuocero è iniziato un pestaggio al volto. Il racconto era stato captato dalla cimici. Il padre della donna tradita ha raccontato alla moglie nei dettagli quanto avvenne in quella macchina. “Il sangue “sgriddava” (schizzava) da tutte le parti – raccontava il boss – Hulk era, deve morire la bambina, la macchina stava girando sottosopra ed io ero fermo e fermo sono rimasto”.

Il boss Burgio rimane in carcere, voleva vendicare il figlio ucciso alla Vucciria

E’ rimasto in carcere Filippo Burgio, padre di Emanuele Burgio ucciso alla Vucciria il 31 maggio 2021 a colpi di pistola. Sotto processo ci sono tre i imputati. Matteo Romano avrebbe fatto fuoco contro la vittima; il nipote Giovan Battista gli avrebbe passato l’arma; mentre il padre di quest’ultimo, Domenico, avrebbe inseguito Burgio.

Aveva in testa di vendicare il figlio e lo aveva raccontato. Quando in carcere ha appreso la notizia non si dava pace. “Perché non hanno ucciso me, perché se la sono presi con mio figlio. Non ho pace. Me l’hanno ammazzato come un cane, me l’hanno ammazzato questi figli di pulla”.

E non aveva nascosto la volontà di vendicare il figlio. Burgio è uno dei dodici arrestati nell’operazione Vento 2 dai carabinieri del nucleo investigativo.

L’omicidio Incontrera ha innescato le due operazioni

Ad innescare le due operazioni che in 10 giorni hanno portato agli arresti una trentina di indagati è stato l’omicidio di Giuseppe Incontrera, ucciso lo scorso 30 giugno, boss emergente che curava la cassa, ma anche lo spaccio nella zona della Zisa e si occupava di dirimere tutte le questioni delle famiglie compreso anche le questioni legate ai furti e ai tradimenti.

Tra gli arrestati di oggi c’è anche sua moglie, Maria Carmelina Massa, che avrebbe aiutato il marito a gestire i traffici di droga e la cassa del mandamento.

Nella notte dodici arresti a Palermo

Nuovo colpo al mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo. Allo storico clan di cosa nostra dopo appena dieci giorni i carabinieri hanno dato seguito all’operazione Vento che aveva portato al fermo di 18 esponenti della famiglia mafiosa.

Nella notte i militari hanno eseguito un’ordinanza firmata dal gip di Palermo nei confronti di 12 esponenti del clan. Le indagini sono state coordinate dalla Dda e hanno scongiurato nuove violenze e tensioni come il tentativo di punire i responsabili dell’omicidio di Emanuele Burgio avvenuto a Palermo il 31 maggio del 2021.

Dei 12 indagati, 4 sono finiti in carcere e 8 ai domiciliari e sono accusati a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

Gli indagati nell’operazione Vento 2 dei carabinieri del comando provinciale sono: in carcere Giuseppe Auteri, 47 anni, Nicolò Di Michele, 32 anni, Filippo Burgio, 50 anni, Salvatore Incontrera, 25 anni. Ai domiciliari Giuseppe D’Angelo, 28 anni, Massimiliano D’Alba, 31 anni, Antonino Fardella, 41 anni, Gaetano Verdone, 50 anni, Francesco Verdone, 33 anni, Marco Verdone, 31 anni, Angelo Costa, 29 anni, Maria Carmelina Massa, 42 anni.

Fra i destinatari delle misure cautelari c’è anche la moglie del boss Incotrera, Maria Carmelina Massa, che le intercettazioni hanno svelato essere la cassiera del clan per gli affari di droga. Va ai domiciliari.