A Talk SIcilia, Antonello Cracolici (presidente Commissione Antimafia all’Ars) e Ismaele La Vardera (vice presidente dello stesso organismo parlamentare) hanno commentato in studio la cattura di Matteo Messina Denaro, il boss mafioso catturato lunedì mattina a Palermo dai reparti speciali dell’Arma dei Carabinieri (Ros e Gis) a conclusione di un’indagine coordinata e diretta dal Procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio De Lucia e dal Procuratore Aggiunto, Paolo Guido.

La Mafia si può sconfiggere

Per Cracolici, l’operazione condotta dalla Procura di Palermo, “afferma una cosa che alcuni di noi vanno ripetendo da molto tempo: la mafia può perdere e che sta perdendo e che i suoi uomini, pur con le lunghe latitanze, prima o poi vengono acciuffati”. “Oggi finisce la carriera criminale di uno dei più sanguinari boss di Cosa Nostra – prosegue il presidente dell’Antimafia regionale – e tutto questo ci obbliga a due considerazioni. La prima è che diciamo rispetto alle forze di polizia, alla magistratura: aiutare a scoprire tutta la verità, le connivenze, la rete di complicità. Dall’altro lato, è evidente che Messina Denaro in questi trent’anni non è stato immobile. Non si è nascosto in un cunicolo senza relazione con nessuno. Ha operato da protagonista con prestanome, con complicità economiche e istituzionali. Ha condizionato anche la nostra vita, la vita economica e sociale di questa terra”.

La legalità conviene, l’appello di Cracolici

L’esponente del Partito Democratico offre le sue considerazioni sulla natura di Cosa Nostra: “la mafia è mafia perché a differenza delle organizzazioni criminali classiche, tende in qualche modo a condizionare il potere pubblico, a piegare l’interesse al proprio interesse anche nelle istituzioni. E questo lo fa anche con connivenza di tipo politico istituzionale”. Per Cracolici, “L’antimafia sta vincendo. Dobbiamo – e questo spetta a noi, alle forze sociali, alle forze politiche – promuovere l’idea che la legalità conviene alla Sicilia”, Ma per fortuna, secondo Cracolici, la maggioranza dei siciliani ha compreso che “la mafia è un danno per la Sicilia”.

Stop dietrologia, atteniamoci ai fatti

Cracolici ricostruisce anche il profilo criminale del boss assicurato alla Giustizia. Messina Denaro è considerato il depositario delle relazioni più inconfessabili fra lo Stato e Cosa Nostra ed è stato uno degli artefici dell’operazione stragista dei corleonesi. La vicenda va analizzata su un piano oggettivo,”al di là di tutte le dietrologie che spesso fanno parte del mito e romanzare i fatti di cronaca è una tendenza tutta italiana” commenta Cracolici. “Io sto ai fatti – continua il presidente dell’Antimafia – e i fatti ci dicono che Ieri Matteo Messina era uno dei latitanti più pericolosi, ancora libero. Oggi è in galera. E finita la carriera criminale di Matteo Messina Denaro, inizia una nuova fase. Adesso spetta allo Stato colpire tutto il sistema di connivenze”.

Cracolici non crede che il boss di Castelvetrano intenda collaborare per ricostruire nel dettaglio la storia criminale degli anni 90. “Tutti noi ci auguriamo che Matteo Messina Denaro possa aiutare a ricostruire la verità, ma sono scettico che questo avvenga, almeno nell’immediato”.

La Vardera, “quando il boss mi chiese 30 euro per voto”

Ismaele La Vardera, invece, ricorda il suo recentissimo passato da giornalista d’inchiesta per le Iene. “Qualche tempo fa sono andato a Castelvetrano  – ricorda il vicepresidente dell’Antimafia – ed allora realizzammo un’inchiesta per Le Iene. Ebbi modo di incontrare il cognato del boss, Saro Allegra. Quando lo incontrai mi disse di non aver nulla a che fare con la mafia, sostenne di essere estraneo. Ma soltanto qualche giorno dopo venne arrestato perché considerato dagli inquirenti il filo di congiunzione con la rete di favoreggiatori attorno a Messina Denaro. Se la latitanza di Messina Denaro è arrivata sino ai giorni nostri, a questo punto è necessario chiedersi e indagare su chi siano i soggetti che hanno permesso tutto questo”.

Per il deputato di SIcilia Vera, “anche la politica si deve mettere in discussione. Si deve recitare un mea culpa”. La Vardera ha ricordato la sua esperienza personale di cinque anni fa, quando si candidò a Sindaco di Palermo. “In campagna elettorale ho incontrato un boss della mafia che mi ha guardato in faccia, e mi ha chiesto trenta euro per ogni voto”, ricorda La Vardera. “Non possiamo fare l’errore di credere che la mafia non esista più, anzi. E’ stato arrestato un capo, ma purtroppo la mafia esiste ancora. Ed esiste soprattutto in quei quartieri dove il welfare lo garantisce la mafia e non lo Stato”.

La versione podcast della puntata di Talk Sicilia

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