Archiviata l’inchiesta sul consigliere comunale di Palermo Gianluca Inzerillo, su di lui i sospetti che in qualità di proprietario di un immobile non avesse denunciato i suoi presunti estortori. Il gip di Palermo, Clelia Maltese, ha stabilito che non ci sono elementi probatori per confermare l’ipotesi iniziale degli inquirenti. “Oggi si chiude una brutta vicenda – commenta il consigliere – che ha turbato me, la mia famiglia e la mia vita. La mia totale estraneità ai fatti e l’estrema fiducia nella giustizia mi hanno comunque permesso di non perdere la speranza. Oggi dimostro la verità accertata e certificata dalla magistratura a tutti”.
La vicenda
Inzerillo si ritrovò indagato in seguito a quella retata antimafia. L’accusa ipotizzata nei suoi confronti fu quella di favoreggiamento. Due degli arrestati, Girolamo Celesia e Gaspare Sanseverino, secondo la Procura avrebbero imposto a Inzerillo il pagamento del pizzo sulla vendita di un immobile di famiglia. Ma sin dalle prime battute dell’indagine emerse sull’apposita vicenda riguardo a Celesia che non vi fossero “elementi sufficienti” che l’estorsione si sarebbe effettivamente verificata.
Il blitz del 2021
L’inchiesta sfociò in un blitz nel 2021 con carabinieri e polizia ad avere dato un colpo al mandamento mafioso di Ciaculli, Roccella e Brancaccio. Coordinati dalla Dda di Palermo diedero esecuzione a 16 fermi nei confronti di altrettanti indagati accusati di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata del metodo mafioso. Tra gli arrestati figuravano proprio Gaspare Sanseverino, 50 anni, Girolamo Celesia, 55 anni.
Il contesto dell’inchiesta
Le investigazioni si concentrarono sui contesti territoriali di pertinenza delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio. Si trattò di una vasta operazione che giunse al termine di due anni di indagini che riguardarono il mandamento mafioso di Brancaccio e Ciaculli sulla scia delle operazioni “Maredolce” 1 “Maredolce” 2 e “Sperone” concluse tra il 2017 e il 2019. Furono individuati presunti capi e gregari delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio e ricostruite le loro responsabilità su 50 episodi estorsivi in danno di quasi altrettanti operatori economici.
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