• Inchiesta su iscrizioni a università e assunzioni pilotate, 24 docenti indagati.
  • Operazione in tutta Italia. Coinvolta pure l’Unipa.

Sono in corso da questa mattina perquisizioni e acquisizioni di documenti da parte dei Carabinieri del Nas di Milano nell’ambito di una inchiesta ordinata dal pm Luigi Furno e dall’aggiunto Maurizio Romanelli nei confronti di 33 persone, tra cui 24 docenti delle università del capoluogo lombardo, Pavia, Torino, Roma e Palermo su irregolarità nella gestione delle iscrizioni a numero chiuso delle facoltà di medicina e assunzione di docenti e anche di assistenti e dirigenti ospedalieri. Tra le accuse ipotizzate, associazione per delinquere, corruzione e abuso di ufficio.

Chi è la palermitana indagata

Il nome che emerge dall’inchiesta per quel che riguarda Palermo è quello di Claudia Colomba, professore associato presso il dipartimento di Promozione della salute, medicina interna e specialistica di eccellenza. La Colomba guida anche il reparto di Malattie infettive pediatriche dell’Ospedale Di Cristina. L’indagine non riguarda i suoi ruoli ma la partecipazione ad una commissione di esami a Milano.

Palermitana di nascita è specializzata in Malattie Infettive e Tropicali e in Pediatria. A partire dal 2000 è stata anche consulente infettivologo dell’Ismett. In seguito si è dedicata all’attività di ricerca clinica proprio in un reparto  dell’Ospedale Di Cristina, quello di malattie infettive.

Perquisizioni in tutta Italia, indagine partita nel 2018

Da un paio di ore i Nas stanno acquisendo e sequestrando, oltre ai atti e documenti, anche il contenuto di 29 caselle di posta elettronica, sia personali sia universitarie, dei docenti sotto inchiesta. L’indagine avviata nel marzo 2018, su segnalazione di irregolarità nella gestione delle iscrizioni a numero chiuso alla facoltà di Medicina ed Odontoiatria dell’Università Statale di Milano, ha ad oggetto più episodi di condizionamento delle assunzioni pubbliche di docenti ordinari ed associati – ma anche di assistenti e dirigenti ospedalieri – secondo criteri non meritocratici, ma volti a favorire specifici candidati tramite la preventiva “profilazione” dei bandi di concorso sul prescelto da favorire, ed anche grazie alla puntuale scelta di compiacenti membri delle commissioni concorsuali. Le ipotesi contestate a vario titolo sono associazione per delinquere, corruzione, abuso di ufficio, turbata liberà degli incanti e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale.

Anche il virologo Galli tra gli indagati

Ci sarebbe anche il noto virologo milanese Massimo Galli, ex primario del reparto di Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano, professore ordinario presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’università Statale di Milano, tra gli indagati. Galli, in pensione da pochi giorni è divenuto un volto noto durante la pandemia da Covid. Ora sarebbe indagato dalla Procura di Milano per associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atto pubblico. Ipotesi di reato, secondo l’accusa, per la maggior parte avvenute durante il periodo del primo lockdown del marzo 2020.

Massimo Galli in qualità di professore all’Università degli Studi di Milano, “dipartimento di scienze biomediche e cliniche” al Sacco, e di direttore del reparto di malattie infettive, avrebbe “turbato” con “promesse e collusioni”, in concorso col dg della Asst Fatebenefratelli-Sacco Alessandro Visconti e la collega Manuela Nebuloni, la procedura per assumere a tempo determinato “4 dirigenti biologi” per favorire in particolare “due candidate”. Assunzioni che erano, invece, “fortemente” osteggiate da Maria Rita Gismondo, anche lei nota virologa del Sacco. E’ uno degli episodi contestati, come si legge nel decreto dei pm.

Inchiesta università “bandita”, rinviati a giudizio 9 docenti dell’ateneo catanese

Pochi giorni fa un’altra inchiesta ha scosso l’Università di Catania. Il Gup di Catania, Marina Rizza, ha rinviato a giudizio 9 docenti imputati nel procedimento ‘Università bandita‘ su presunti concorsi truccati nell’ateneo, nato su indagini della Digos della questura etnea. I reati contestati, a vario titolo, sono l’abuso d’ufficio e il falso e per due imputati, Francesco Basile e Filippo Drago, anche la corruzione per atti contrari ai propri doveri.

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