Il Natale di Nello Musumeci? «Starò a casa per un giorno, un giorno e mezzo con i ragazzi, i nipoti perché è importante una pausa in un periodo difficile».

Così il presidente della Regione Siciliana a Casa Minutella, durante la puntata speciale con Massimo Mordino, in diretta su BlogSicilia.it.

Musumeci ha ricordato: «Noi governatori abbiamo dovuto gestire, d’intesa con il Governo di Roma, con l’assessore Razza, con la Protezione Civile una situazione drammatica ma a volte a lieto fine, di cui speriamo di liberarci presto».

A proposito del Natale, il presidente ha detto: «È una festa di riflessione, di preghiera. Natale ci consente di valorizzare il significato della vita perché la nascita di Gesù è anche continuità e guardare avanti in prospettiva. Vivrò con questo stato d’animo il Natale e lo auguro sereno a tutta la comunità siciliana che ha sofferto tanto e che continuerà ancora a soffrire per qualche mese. All’ospedale Civico di Palermo comincerà la stagione della speranza e saremo lì a salutare quest’evento che entro cinque – sei mesi dovrebbe liberarci da questo morbo», facendo riferimento al via della campagna di vacinazione.

Poi, rivolgendosi direttamente ai siciliani, Musumeci ha detto: «Vi parlo prima con il cuore di nonno, di padre. Nessuno di noi era abituato a gestire una pandemia. Mi scuso per i disservizi, per i ritardi e credetemi che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare perché non eravamo pronti né lo era l’Italia né il resto del mondo. Un ricordo per i 2.200 siciliani che non ce l’hanno fatta e che spesso sono stati portati i ncimitero senza un fiore e il confronto di una lacrima. Auguri a chi soffre, a chi è malato e in difficoltà. Noi siciliani siamo abituati a cadere e a rialzarci. Presto troveremo la luce. Siamo un popolo che sa darsi da fare. Non cerchiamo elemosine. Questo Natale deve servirci per ricaricare e avere la forza di ricominciare. Buon Natale a tutti. Osserviamo le regole. Stiamo lontani in questo Natale per stare sempre più vicini. Se stiamo lontani adesso eviteremo il contagio e finita l’epidemia potremo tornare a riabbracciarci forte forte fino a fare mancare  il respiro».