Esclusi da eventi, frenati nell’accesso ai luoghi pubblici e costretti ad affrontare giornalmente le sfide che la città impone per potere svolgere le proprie mansioni. Questa è la vita che si trovano ad affrontare i cittadini diversamente abili di Palermo. Qualunque disabilità impone degli adattamenti. A volte però quest’ultimi sono resi davvero complicati dai disagi del capoluogo siciliano. Strade dissestate e piene di buche, marciapiedi distrutti e a volte completamente inesistenti, assenza perfino di semafori o di aree di attraversamente pedonale (leggasi viale Regione Siciliana). Problemi aggravati dall’assenza di un documento programmatico istituito addirittura dal 1986. Stiamo parlando dei PEBA, ovvero dei piani per l’eliminazione delle barriere archittetoniche. Documento richiamato dalla famosa legge 194 del 1992 al fine di rendere più accessibili le città italiane. Un documento che Palermo, purtroppo, non è mai riuscita ad adottare.

Perchè non sono stati adottati i PEBA?

Un diritto negato, un importante dispositivo che, fra un paio d’anni, compirà addirittura quarant’anni dalla sua istituzioni. Palermo, come al solito, è in ritardo. A provare a spiegarne le ragioni è il consigliere comunale del M5S Giuseppe Miceli. “Tramite un ordine del giorno approvato cinque mesi fa, abbiamo impegnato l’Amministrazione a redigerli. In Consiglio Comunale si è trovata una convergenza totale. Ci aspettavamo che già nel bilancio di previsione approvato venerdì scorso contenesse qualcosa in tal senso. Purtroppo non è stato così. Facendo il giro degli uffici, abbiamo scoperto che l’incarico non era stato assegnato a nessun ufficio. Senza questo passaggio, non si possono assegnare le risorse. Bisogna avere un’area a cui affidare l’incarico”.

Il caso concreto: l’ex noviziato dei Crociferi

Fatto che purtroppo ha continue ripercussioni sulla vita quotidiana. L’esponente pentastellato, in tal senso, ha voluto mostrare un esempio su tutti, quello offerto dall’ex noviziato dei Crociferi posto all’interno del quartiere Kalsa. Uno spazio più volte assegnato per eventi ed attività culturali al quale però, secondo Miceli, non tutti hanno libero accesso. “Ho scelto il noviziato per parlare di questo tema in quanto è uno dei luoghi più concessi alle associazioni per fare degli eventi. Tuttavia, non è uno spazio sufficientemente accessibile. Perfino lo scoiattolo, lo strumento per permettere di salire alle persone in carrozzina, non ha funzionato. E oggi, non è comunque utilizzabile da tutte le categorie di diversamente abili. Al momento, non è di certo il luogo più adatto per manifestazioni inclusive. Dovrebbe essere scelto un altro luogo o comunque bisognerebbe integrarlo con strumenti che ne permettano l’accesso a tutti”.