La Procura avrebbe individuato altri prestanome e nuovi beni nella disponibilità del boss Matteo Messina Denaro. A rivelarlo è il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia che ha coordinato le indagini che nel gennaio scorso portarono all’arresto del superlatitante. Lo ha fatto in un’intervista Affaritaliani.it. Passi quindi avanti delle indagini ma le difficoltà non vengono allo stesso modo sottaciute. La fitta e ampia rete di connivenze e silenzi continua ad essere un ostacolo non indifferente. E 30 anni di latitanza sono stanti per riuscire a ricostruire davvero tutto.

Altri prestanome individuati

In un passaggio dell’intervista De Lucia sostiene che s sono fatti altri passi avanti. “Stiamo lavorando – ha detto nell’intervista – per quella parte di patrimonio che sappiamo esiste ma che non siamo ancora in grado di sequestrare perché non abbiamo identificato tutti i prestanome. Ma ne abbiamo individuati, così come abbiamo individuato alcuni beni in questione, che ovviamente non posso rivelare”. Allo stesso modo ci potrebbero essere altri fiancheggiatori: “Ovviamente non posso dire se stiamo o meno identificando un soggetto. Quello che posso dire è che è vero che per anni Messina Denaro è stato protetto da molte persone che si sono succedute nell’opera di protezione”.

La fitta corrispondenza e il tesoro nascosto

Ma più si va indietro nel tempo più diventa difficile riuscire a ricostruire tutto. A cominciare dal ricostruire tutte le ricchezze del boss. Gli inquirenti sono convinti che ce ne sono altre ancora da individuare anche se una larga parte dei patrimoni di Messina Denaro e dei familiari sarebbe stata individuata ed oggetto di sequestro e confisca.

Gli esperti per decifrare i pizzini

La Procura sta lavorando molto sui pizzini ritrovati nei vari covi. Centinaia e centinaia di messaggi molto difficili da decifrare. De Lucia evidenzia che queste difficoltà nel riuscire a dare un senso a tutte le comunicazioni effettivamente esiste. Non tanto perché scritti in modo criptico, tutt’altro. In realtà non ci sono messaggi in codice: “Un lavoro non semplice – ammette il procuratore – che richiede tantissimo tempo e un impegno non indifferente ed esperti che conoscano la storia del latitante e delle famiglie mafiose del territorio. Sono comunque messaggi da interpretare, che abbiamo affidato a degli esperti”.

Il successore

Gli inquirenti restano con le antenne ben drizzate. Perché da una parte al momento vi è una sporta di quiete all’interno di Cosa nostra. Secondo De Lucia non si smuove nulla perché i vari capi mandamento sarebbero in attesa dell’eventuale morte del boss di Castelvetrano. Le sue condizioni di salute, a causa di un tumore aggressivo, sono precipitate. “Allora – aggiunge ad Affaritaliani De Lucia – si innesterà un meccanismo di successione all’interno dell’organizzazione. E’ possibile che nuove figure tentino di prendere il posto che aveva lui, e soprattutto si pone un problema relativo ai suoi beni. Perché in tanti, e l’intera organizzazione, ambiscono alle sue ricchezze. Senza dimenticare la possibilità di contrasti all’interno di Cosa nostra, e i conseguenti problemi di riposizionamento”.

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