Sicilia a luci spente contro il caro bollette. I rincari dell’energia colpiscono imprese e famiglie ma rischiano anche di mandare a gambe all’aria i conti delle partecipate comunali e far saltare i servizi erogati dai Comuni ai cittadini.
La protesta contro il caro bollette
Così contro il rincaro delle bollette parte la protesta silenziosa e oscura degli amministratori locali siciliani. Proteste simboliche in decine di città ieri sera. Da Palermo a Catania ma anche in numerosi piccoli comuni si sono spente le luci dei luoghi simbolo per le comunità. A Palermo l’amministrazione comunale ha spento le luci dei Quattro Canti.
Adesioni in massa dei sindaci
Dopo le dichiarazioni dei sindaci, è stato un continuo rimbalzare sui social delle adesioni alla protesta che ha portato al buoi, per mezz’ora, piazze e luoghi simbolo dei Comuni italiani. Da Nord a Sud le associazioni regionali hanno raccolto l’invito del presidente Decaro che ha parlato senza mezzi termini di rischio di “tagli ai servizi essenziali” qualora il governo non intervenisse con ristori adeguati.
Servizi essenziali a rischio
“I rilevanti rincari dei costi dell’energia elettrica e del gas stanno rappresentando una reale minaccia non solo per gli equilibri, già precari, degli enti locali ma anche per quelli delle società partecipate, con particolare riferimento a quelle che gestiscono il servizio idrico integrato. Queste ultime, infatti, ove volessero operare un ‘ribaltamento’ dei costi sugli utenti, non potrebbero procedere con immediatezza dovendo intervenire su una tariffa sottoposta all’approvazione dell’Arera”. “Gli eccessivi aumenti del costo dell’energia rischiano di mettere in ginocchio i comuni che, molto presto, non saranno più in grado di assicurare i servizi essenziali ai cittadini”. Ha aggiunto Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia.
A Catania Palazzo dei Chierici a luci spente
Tra le città che aderiscono all’iniziativa c’è anche Catania che ha scelto di spegnere l’illuminazione esterna dello storico Palazzo dei Chierici, sede degli uffici finanziari del Comune, in piazza Duomo.
Le città siciliane dove si è tenuta la protesta
L’elenco delle città siciliane che hanno spento le luci è lungo. Oltre Palermo e Catania luci spente anche ad Agrigento, Bagheria, Noto, San Salvatore di Fitalia, Capaci, Canicattini Bagni, Sortino, Caltagirone, Misterbianco, Monreale, Castellammare del Golfo e Terme Vigliatore, hanno aderito all’iniziativa altre cittadine.
Il comune di Isnello (Palermo) ha spento le luci nella zona di Santa Maria. Marsala (Trapani) ha lasciata al buio la facciata di Palazzo VII Aprile, sede del Consiglio comunale.
Luci spente a Tremestieri Etneo (CT) nel Palazzo Comunale e nella piazza antistante. A Lipari (Messina) il Palazzo Municipale; a Gibellina (Trapani) la Stella d’ingresso al Belice.
Sempre nel Trapanese al buio anche il Castello Medievale di Pantelleria. Luci spente nella Piazza Mazzini di Tusa (ME). Così come il Monumento ai Caduti di Piazza Santa Barbara a Paternò (CT). A Belpasso (CT) disattivata l’illuminazione della Chiesa Madre e di Piazza Duomo.
Inoltre, il comune di Trapani ha scelto oltre alla Torre di Ligny e la Fontana del Tritone, di spegnere anche il Porticato di Piazza Mercato del pesce e l’Abbeveratoio di via Pepoli.
Ed ancora, a Mirto (ME) spenta Piazza Vittorio Emanuele. Al buio il Castello di Campofelice di Roccella (PA) e Piazza Vittorio Emanuele a Niscemi (CL).
Ripercussioni sulle famiglie
Il rincaro delle bollette di energia elettrica e gas avrà anche sulla casa conseguenze pesanti. Lo sostiene il Sunia Sicilia che ha calcolato che “i servizi primari incideranno sul bilancio familiare per 400 euro mensili, senza contare l’aumento del costo delle quote condominiali”. Il Sunia rileva che “l’aumento dell’energia elettrica del 40%, del gas del 11,20% e del gasolio del 25% porterà nel tempo inevitabilmente anche all’aumento dei servizi comunali”. Il sindacato inquilini della Sicilia chiede dunque al governo nazionale di “attivarsi con interventi incisivi e concreti che devono andare oltre la riduzione delle bollette, in quanto il potere d’acquisto di pensionati e lavoratori si è ridotto ai limiti della povertà, anzi molti sono già in povertà assoluta”.
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