L’emergenza incendi in Sicilia sembra non avere fine. Ma sopratutto non sembrano arrestarsi tutte le polemiche, i veleni, gli scambi d’accuse, i rimpalli di responsabilità su quello che è il nodo centrale: la gestione dell’emergenza creatasi che ha colto, totalmente impreparata l’Isola. Sul banco degli imputati la mancanza di programmazione e organizzazione delle attività di prevenzione e gestione del rischio roghi.

L’ultimo episodio di questo inanellarsi di accuse è ‘andato in scena’ ieri in occasione dell’audizione del Governatore Rosario Crocetta in Commissione Ambiente al Senato. Ascoltato su quanto accaduto nell’Isola,  il Presidente ha praticamente scaricato tutte le responsabilità in carico allo Stato . 

Accuse pesanti che non potevano essere digerite così facilmente, quasi in contemporanea, arriva secca e dura la replica della Protezione Civile nelle parole del suo Capo Fabrizio Curcio che non usa giri di parole ‘inchiodando’ la Regione alle sue responsabilità una Regione che a suo dire tenta nascondere  “inefficienze dietro fantomatiche mancanze statali”. 

Al netto di polemiche, manifestazioni, non ultimo sul tema il flash mob realizzato da Sinistra Italiana davanti al Senato, e in attesa di un necessario cambio di passo, possiamo dire citando i dati del dossier Incendi di Legambiente che dal 12 giugno ad oggi sono andati bruciati ben 13 mila ettari di boschi e macchia mediterranea, la metà di tutto il patrimonio boschivo andato in fiamme in tutto il Paese.

Oggi riapre la riserva dello Zingaro presa di mira e devastata dal Fuoco  ma fino ad ieri altra emergenza roghi nel palermitano, nel trapanese ed il soccorso ad una donna disabile rimasta bloccata dall’avanzare delle fiamme a Poggio San Francesco nelle vicinanze di Monreale.

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