Nuova polemica politica all’Ars. Stavolta al centro ci sono le pensioni ed i trattamenti di fine mandato ai deputati. La denuncia arriva dal M5S. I deputati di palazzo dei Normanni in questi giorni, secondo quanto riferito dal M5S,  avrebbero dato il via libera agli uffici, secondo quanto previsto dalla legge regionale 19 del 28 novembre 2019, di calcolare i propri contributi da versare considerando sia diaria che indennità e non solo sulla base dell’indennità, cosa che, ovviamente,

“farà lievitare sia la pensione che il trattamento di fine mandato dei parlamentari di sala d’Ercole, traducendosi in pratica in un auto aumento degli assegni” sottolineano i deputati.

“In piena pandemia, mentre ai siciliani si chiedono sacrifici enormi, i deputati dell’Ars che fanno? Si aumentano le pensioni e trattamento di fine mandato. È l’ultima vergogna targata Ars a cui il M5S, ovviamente, si è sottratto. Non solo, faremo di tutto perché si possa tornare indietro. Per questo abbiamo presentato due disegni di legge”.
Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars , Giorgio Pasqua.

“Anche se a novembre del 2019 – dice Pasqua – gran parte dei deputati aveva votato questa legge, ora, in piena emergenza Covid, poteva anche dire di no al calcolo dei contributi sull’intera busta paga e di conseguenza all’aumento. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei deputati ha firmato per il ricalcolo dei contributi, sarebbe bene capire se anche Musumeci, che a parole si straccia le vesti per le categorie commerciali in sofferenza per il Covid, lo ha fatto. Sarebbe un fatto inaccettabile”.

“È uno scandalo – continua Pasqua – aumentarsi la pensione in un momento storico in cui parecchi siciliani non riescono a mettere assieme il pranzo con la cena, considerato che nemmeno un euro si è finora visto della Finanziaria regionale, la cosiddetta Finanziaria di guerra, costruita però con i soldi del Monopoli. I segnali che dovrebbero partire da questo palazzo dovrebbero essere diametralmente opposti. In piena emergenza Covid ci saremmo aspettati dai deputati un taglio dei propri stipendi a favore degli ospedali o delle categorie più in sofferenza. Noi continuiamo a tagliarci gli stipendi e grazie a questo recentemente abbiamo donato ad Asp e Protezione Civile 300 mila euro”. Sulla vicenda, il M5S comunque è pronto a dare battaglia.

“Non ci arrendiamo – dice Pasqua – ci sono i margini perché si possa tornare indietro. È per questo che abbiamo presentato due disegni di legge, primo firmatario Stefano Zito: uno per mettere ordine alla normativa delle pensioni, facendo confluire i contributi all’Inps o alle altre casse pensionistiche, alle quali versavano in precedenza i deputati, il secondo per abrogare la norma che consente il calcolo dei contributi su indennità e diaria. Questo secondo ddl prevede pure il taglio dello stipendio dei deputati, portandolo dagli attuali 11.100 euro lordi a 8.000 euro”.

“Sono azioni indegne di un gruppo politico quelle messe in atto dai parlamentari del Movimento 5 stelle. Non è vero che ci siamo aumentati lo stipendio né la pensione. Con queste cose non si scherza specialmente in un momento così difficile per tutti. Non consento a nessuno questo gioco sporco. Questo è terrorismo. Dichiarazioni di questo tipo sono delinquenziali. Non c’è dubbio che tutto ciò viene fatto nel vano tentativo di riconquistare il consenso che i 5 stelle hanno irrimediabilmente perso. Una simile vergogna non l’avevo mai vista. Ho conosciuto tanti politici ma mai di un livello così basso”. Queste le parole con le quali il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè ha bollato la nota del M5S.

Il Segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana, Fabrizio Scimè, interpellato ha così precisato.

“L’Assemblea regionale con la legge di riduzione dei vitalizi (legge regionale n. 19/2019), ha previsto che il deputato regionale possa costituire la base di riferimento della propria pensione contributiva versando i relativi contributi sulla intera retribuzione mensile. Tale facoltà concessa dalla legge presuppone, dunque, una domanda da parte del deputato e il versamento a suo carico dei relativi contributi”.

Si tratta, dunque, di una applicazione anche ai deputati regionali dei principi generali del sistema pensionistico contributivo, come qualunque lavoratore che gode di una pensione contributiva.

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