La corte d’assise d’appello di Palermo ha condannato a 30 anni di carcere per omicidio Natale Giuseppe Gambino, Francesco Pedalino, Antonino Profeta, Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi e Lorenzo Scarantino. In primo grado avevano avuto l’ergastolo. A 17 anni e mezzo è stato invece condannato Giuseppe Greco, i primi giudici gli avevano inflitto una condanna a 22 anni e mezzo.

Mirko Sciacchitano ucciso nel 2015 per un regolamento di conti tra clan

I sette imputati rispondevano dell’omicidio di Mirko Sciacchitano, 29enne ucciso, nell’ambito di un regolamento di conti tra clan, in via Falsomiele nel 2015, mentre si trovava in compagnia di Antonino Arizzi, rimasto ferito nell’agguato. L’accusa è stata rappresentata in aula dal pg Carlo Marzella.

Il quartiere disseminato di telecamere e microspie

A fare luce sul delitto furono i carabinieri del Ros che indagavano sulla cosca di Santa Maria di Gesù e avevano disseminato il quartiere di telecamere e microspie. Furono ripresi così i movimenti dei protagonisti della spedizione punitiva, portata a termine nel giro di tre ore.

Una vendetta di mafia

L’omicidio di Mirko Sciacchitano fu una vendetta di mafia. Il giovane venne freddato con dieci colpi d’arma da fuoco davanti a un’agenzia di scommesse. Il delitto sarebbe maturato in ambiente mafioso e l’intera vicenda è da collegare ad un precedente delitto, ovvero il tentato omicidio di Luigi Cona, titolare di una polleria di Falsomiele ferito in un agguato qualche ora prima.
Per la gambizzazione di Cona era stato arrestato Francesco Urso, uno dei giovani nipoti del boss Pietro Vernengo.
Per il regolamento di conti all’interno delle cosche, Urso aveva portato con sé Salvatore Sciacchitano, detto Mirko, che – poco più di tre ore dopo – era stato crivellato di colpi davanti a una sala scommesse, come ritorsione per aver partecipato alla gambizzazione di Cona.
Sciacchitano era stato sorpreso da un commando a bordo di una Panda rossa.

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