La Corte di Cassazione, rigettando i ricorsi della Procura generale di Palermo e del ministero dell’Economia e delle finanze, ha confermato la riparazione per ingiusta detenzione di 285mila euro nei confronti di Bruno Contrada l’ex numero due del Sisde arrestato e poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte europea dei diritti dell’uomo dichiarò poi la condanna illegittima.
“Otto anni di battaglia”
L’avvocato Stefano Giordano difensore di Contrada ha detto: “dopo otto lunghi anni sono state poste in esecuzione le due sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’uomo che hanno sancito che il procedimento a carico del dottore Bruno Contrada
è stato fin dall’inizio illegittimo ed illegittima era la condanna, totalmente scontata dal mio assistito. La Cassazione ha messo una pietra tombale ad un massacro mediatico e giudiziario vergognoso e putrido che ci ha portati alla vittoria finale. Siamo giunti a tale risultato finale soltanto perché il dottore Contrada è rimasto vivo nonostante tutta la sofferenza inflittagli. Per quanto riguarda il nostro studio, per la tenacia e la determinazione nonché la fede in Dio che mi ha sempre accompagnato nonostante tanti tristi momenti”.
“Oggi è giorno per goderci la vittoria processuale, – ha aggiunto – ma da domani opporremo alle autorità giudiziarie competenti tutte le violazioni della presunzione di innocenza commesse da appartenenti all’ordine giudiziario e da certo giornalismo ideologizzato e politicamente orientato. Voglio ringraziare anche per il suo contributo fondamentale l’avvocato Cristiana Donizetti mia, moglie, senza il cui prezioso lavoro non sarebbe stato possibile conseguire questo risultato”.
La sentenza della Corte d’appello
La corte d’appello di Palermo, sezione prima, ribaltando la decisione in precedenza assunta dalla Corte d’appello, sezione terza di Palermo, pronunciandosi a seguito di rinvio della Cassazione, ha accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata da Bruno Contrada, riducendo però l’entità dell’indennizzo a 285.342 euro.
L’accusa
Lo scorso 27 gennaio l’accusa, rappresentata dai sostituti procuratori generali Carlo Marzella e Umberto De Giglio aveva sostenuto l’infondatezza della domanda di ingiusta riparazione richiedendo il rigetto dell’istanza di risarcimento davanti al collegio presieduto da Adriana Piras, a latere Mario Conte e Luisa Cattina, che, invece hanno accolto l’istanza della difesa riducendo la cifra correa del risarcimento da 667 mila a circa 282 mila euro.
Il procedimento
Il procedimento era ritornato a Palermo dopo che, nel giugno dell’anno scorso, la Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso della difesa, aveva annullato con rinvio l’ordinanza con la quale la Corte d’Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata nell’interesse di Bruno Contrada per la pena sofferta dopo che la la sentenza di condanna era stata dichiarata ineseguibile e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del 2017.
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