Le casse di sigarette le chiamavano “i limoni”, il “fieno”, le “fragole”, usavano un linguaggio criptico, erano prudenti, temevano le “attenzioni” degli investigatori. Ma la circospezione non è bastata ad evitare loro il carcere.

Parte da una intercettazione sul pregiudicato tunisino Samir Kacem l’inchiesta della Procura Europea, nella sua articolazione palermitana, che oggi ha portato al fermo di 13 persone indagate per un maxi contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Kacem sarebbe stato il trait d’union tra due distinte organizzazioni criminali che operavano tra la Tunisia e la Sicilia. Due bande ben organizzate con decine di componenti ciascuno con un ruolo preciso legate, scrivono gli inquirenti, “da una sorta di reciproca fidelizzazione commerciale”.

Dalla Tunisia

A capo dell’organizzazione con articolazioni internazionali era Walid Mirghli. Base nel trapanese, la banda aveva rapporti diretti con il capo della cellula tunisina, Ahmed Zaabi con il quale organizza l’introduzione in Italia delle sigarette spedite dalla Tunisia a bordo di pescherecci e trasbordati in acque internazionali su imbarcazioni di medie e piccole dimensioni che partono dall’Italia.

L’organizzazione avvia i suoi traffici nel 2020 con la creazione di una struttura stabile in grado di veicolare enormi quantità di sigarette di contrabbando provenienti dalla Tunisia, introdurle in Italia e curarne la successiva commercializzazione sul territorio nazionale, a partire da una prima spedizione di tre tonnellate a bordo di un peschereccio con destinazione le coste trapanesi.

Il coinvolgimento dei palermitani

Avuta la disponibilità degli ingenti carichi di contrabbando, vengono avviati i contatti con i potenziali compratori palermitani e in particolare con il gruppo criminale capeggiato da Antonino Lo Nardo che poi vende al dettaglio. Lo Nardo dirige le attività di tre diverse bande di contrabbandieri.

Le due organizzazioni, definiti gli accordi sul prezzo, sia telefonicamente che attraverso incontri di persona, alcuni dei quali documentati ed osservati dalla polizia giudiziaria, adottano precise modalità per organizzare la cessione.

Il gruppo criminale palermitano organizza la ricezione ed il trasporto a Palermo dei tabacchi lavorati esteri acquistati, utilizzando due o tre auto, in genere prese a noleggio da terzi estranei al traffico, e realizzando un vero e proprio sistema di staffetta per anticipare, lungo il tragitto, le autovetture che trasportano la merce illecita, per segnalare la possibile presenza delle forze dell’ordine.

Il gruppo tunisino-trapanese, secondo gli inquirenti, ha il monopolio del contrabbando sulla rotta marittima tra il nord Africa e la Sicilia.

Le due organizzazioni

La prima, con basi operative nella provincia di Trapani e in Tunisia, si occupava di reperire le sigarette di contrabbando e di organizzare le spedizioni illecite via mare dalle coste africane in Italia. La seconda, nel palermitano, acquistava all’ingrosso le sigarette introdotte in modo illegale per poi destinarle al mercato della vendita al dettaglio nel capoluogo siciliano.

I nomi

Gli arrestati nell’organizzazione palermitana Antonino Lo Nardo, 46 anni, Giulio Di Maio, 35 anni, Fabio Bruno, 29 anni. Indagati Giosafat Bruno, 31 anni, Calogero Stassi, 28 anni e Alfredo Caruso, 37 anni. Gli arrestati nell’organizzazione transnazionale sono invece: Walid Mirghli, nato in Tunisia, 34 anni, residente a Mazara del Vallo (Tp), Samir Kacem, 57 anni, nato in Tunisia, residente a Mazara del Vallo (Tp), Said Hamza, 32 anni, nato in Tunisia, residente a Mazara del Vallo (Tp); Mehdi Ammari, 43 anni, nato in Tunisia, residente a Campobello di Mazara (Tp); Bartolomeo Bertuglia, 53 anni, Campobello di Mazara (Tp); Francesco Bertuglia, 56 anni, Campobello di Mazara (Tp); Vito Agnello, 53 anni, Castelvetrano, Giuseppe Licata, 55 anni, Campobello di Mazara (Tp); Ahmed Zaabi, 43 anni, nato in Tunisia; Hassen Mohamed Hamza, 44 anni, nato in Tunisia. Indagato: Mohamed Baili, 56 anni, nato in Tunisia residente a Mazara del Vallo (Tp).

Le intercettazioni

Le indagini sono partite nel 2019. Gli elementi sono stati raccolti dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo-Gico con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti e videoriprese. Tutti riscontriu che hanno permesso di acquisire elementi che hanno consentito di sgominare due distinte organizzazioni criminali, in affari comunque fra loro.

Le tensioni: “Vi ammazzo”

Sarebbe il palermitano Antonino Lo Nardo, per i pm, il “ras” delle “bionde” nella zona di Ballarò. Lui insieme a Giulio Di Maio e Fabio Bruno, avrebbero contrattato le sigarette con la banda straniera e l’avrebbero poi trasportata da Trapani a Palermo per rivenderla. Nelle intercettazioni i militari hanno registrato e ascoltato le tensioni tra i due gruppi criminali.

In un caso addirittura si arrivò ad un pestaggio da parte di Lo Nardo ai danni di Ammari per degli errori nella contabilità e nei pagamenti. Il palermitano il 18 giugno scorso, avrebbe detto: “Chi è? Forse quello che dico… Io te lo metto in culo a te, chi minchia è questo? Che t’ammazzo pure a te, v’ammazzo a tutti e due. Chi minchia sei che mi dici a me: ‘Palermitano di…’. A chi minchia domandi? Pezzo di minchia che sei, non ti permettere… a dire questo messaggio a me…”

I tunisini volevano vendicarsi sui siciliani

Il 22 novembre del 2020 Walid Mirghli giurava vendetta ai siciliani dopo la sparizione di un carico di “bionde”. Ecco cosa diceva a Said Hamza: “Ho trovato il profilo Facebook dell’italiano e l’altro pure e adesso gliela faccio pagare. Ho saputo che è il loro amico della barca, ho cercato su Facebook e ho trovato tutto. Ho trovato il profilo di Vito (Agnello, ndr), li ho trovati tutti… Adesso me li inculo tutti e basta. Se continuano a prendere in giro li brucio tutti, le mie persone sanno di tutto, devo prendere i miei soldi, le mie cose e così le perdo, mica me le verrà a dare adesso lui… Vito ha paura, adesso andranno da lui a casa… Controlla il suo nome Agnello Vito che lo trovi nelle carte, l’altro è di Mazara”.

“Ci sono le fragole, giusto?”

Il 22 ottobre 2020 Lo Nardo dice ad Ammari: “In caso io posso venire con un’altra macchina e carichiamo pure… Dico ma io venendo ci sono giusto le… fragole?” e l’altro: “Sì, sì, sì ci sono 2 e qualcosa, se ti dico che le cassette sono nel magazzino significa che sono nel magazzino, non sto scherzando”.

Il Covid: “Dobbiamo prendere i limoni prima che chiudano tutto”

Il 5 novembre del 2020 Di Maio avrebbe detto ad Ammari: “Dobbiamo venire qua per prendere i limoni e che ne dobbiamo andare, perché adesso ci chiudono tutti (viste la pandemia e le restrizioni anti Covid, ndr), non ci possiamo muovere più… Tu appena hai limoni a terra mi dici ‘a posto’, noi veniamo, prendiamo i limoni e ce ne andiamo” e l’altro: “Quante cassette ci vogliono?”, Di Maio: “20”.

“L’opportunità della vita”

Se per i siciliani il contrabbando di sigarette era una pratica illegale comune per fare soldi, per i tunisini invece era l’affare su cui investire per svoltare e cambiare vita. Uno di loro diceva infatti: “E’ l’opportunità della nostra vita”.

Le aree risultate maggiormente interessate agli sbarchi sono state il trapanese, principalmente Mazara del Vallo, Marsala e Campobello di Mazara, ma alcuni sbarchi sono avvenuti anche nel siracusano. Le sigarette, non intercettate dagli interventi dei finanzieri, una volta approdate sulla costa venivano stoccate in magazzini nella disponibilità degli indagati nel territorio mazarese, da dove si rifornivano i componenti dell’organizzazione palermitana.

Pure il reddito di cittadinanza

Sei dei fermati dalla Procura Europea nell’ambito di un maxi contrabbando di sigarette tra l’Africa e l’Europa percepivano direttamente o tramite il proprio nucleo familiare il “reddito di cittadinanza“, beneficio che ora verrà loro sospeso. E’ emerso dall’inchiesta della Finanza che oggi ha portato a 13 fermi.

Gli specialisti del Gico, attraverso l’esame, il confronto e l’incrocio di informazioni economico-finanziarie ottenute tramite le varie banche dati, hanno anche accertato la sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati. La Procura Europea ha disposto dunque anche il sequestro preventivo d’urgenza di un’imbarcazione, autoveicoli e motoveicoli riconducibili agli indagati per un valore complessivo di 150.000 euro.

Danno per 6 milioni di euro

“Le investigazioni hanno confermato l’attualità del fenomeno del contrabbando che rappresenta una grave forma di evasione: basti pensare che solo in relazione alle sigarette sequestrate nel corso delle indagini tra dazi, IVA e accise si è generato un danno per le casse dello Stato e dell’Unione Europea per oltre 6 milioni di euro”, spiega il colonello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico e finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo dopo i fermi di 13 contrabbandieri di sigarette.

Urla, baci e saluti ai familiari dopo il fermo

Momenti di tensione stamani quando i coinvolti nell’inchiesta “Blue Wave” sono usciti dal palazzo della guardia di finanza di Palermo. Urla di protesta e disperazione dei familiari, accompagnati dai baci e dai saluti inviati ai parenti fermati nel blitz.

Coldiretti, business da 400 milioni

In Italia il mancato gettito causato dal commercio illecito di tabacco vale intorno ai 400 milioni di euro ma a preoccupare sono anche gli effetti sulla salute per la mancanza di controlli sulla qualità e sull’utilizzo di sostanze chimiche proibite.

E’ quanto afferma Coldiretti che ha promosso l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare su dati Kpmg, in riferimento al primo caso in Italia di arresti eseguiti su ordine della Procura Europea (Eppo – European Public Prosecutor’s Office) che ha coinvolto anche percettori del “reddito di cittadinanza” a seguito delle indagini condotte dal Gico.

Coldiretti segnala che l`Italia nel 2020 si è posizionata come best practice a livello europeo, con un consumo di sigarette contraffatte e di contrabbando attorno al 3,4% del consumo nazionale, -4,4% rispetto alla media europea, raggiungendo il minimo storico in controtendenza rispetto a quanto accade nella maggior parte dei Paesi Ue.

“Il contrabbando è una minaccia per un comparto che vede l’Italia – conclude l’organizzazione agricola- – leader nell’Unione europea per il tabacco con oltre 1/4 della produzione complessiva sviluppata su 16.000 ettari soprattutto in Campania, Veneto, Umbria e Toscana per un raccolto di qualità garantito dall’accordo di filiera tra Coldiretti e Philip Morris Italia”.

 

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