L’emergenza Coronavirus ha determinato l‘abolizione del vecchio sistema di abilitazione in Medicina, da anni messo in discussione, composto da una parte pratica (il cosiddetto tirocinio pratico valutativo: tre periodi da quattro settimane anche non consecutivi, in area chirurgica, medica e della medicina di base) e una teorica (un quiz).
Servono medici, servono subito e anche i neolaureati in questo momento possono tornare utili in reparto. Così nel cosiddetto “decretone” sul Covid c’è anche una norma che permetterà di essere considerati a tutti gli effetti “medici” immediatamente dopo la laurea (e lo svolgimento del tirocinio pratico!).
“Attenzione però, perché non ci si è avveduti del fatto che con decreto del ministro Fedeli (n. 58/2018, ndr) il tirocinio pratico – spiegano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell che da anni segue le vicende legate alla formazione dei medici e promotore dei ricorsi contro il numero chiuso in Medicina – può essere svolto prima della laurea solo da quegli studenti che hanno sostenuto tutte le materie presenti nel piano di studi sino al quarto anno”.
Quest’ultimo decreto di recentissima approvazione infatti al contempo prevede che “Il tirocinio pratico-valutativo dura complessivamente tre mesi, è espletato durante i corsi di studio di cui all’articolo 1, comma 1, non prima del quinto anno di corso e purché siano stati sostenuti positivamente tutti gli esami fondamentali relativi ai primi quattro anni di corso previsti dall’ordinamento della sede dell’università, ed è organizzato secondo quanto stabilito dagli ordinamenti e dai regolamenti didattici di ciascun corso di studi”.
“Pertanto – precisano i legali – molti ragazzi che hanno programmato di laurearsi a luglio non potranno svolgere il tirocinio ante laurea (che parte i primi di aprile) perché non in regola con tutte la materie. Questi dunque per diventare medici dovranno attendere la conclusione del tirocinio pratico valutativo di tre mesi che dovranno svolgere necessariamente in autunno e non prima.
Quindi ai 4mila laureati che, già al momento della pubblicazione del decreto sul Coronavirus che abolisce l’esame di abilitazione, avevano concluso il corso e aspettavano solo di fare l’esame (doveva essere a fine febbraio, prima che l’emergenza travolgesse tutto), e che saranno automaticamente abilitati, non si aggiungeranno a luglio tutti gli altri colleghi. Ma solamente coloro che riusciranno ad accedere entro aprile al tirocinio ante laurea”.
Il provvedimento di ieri, che nasce infatti come “deroga” per abilitare i laureati del 2020 e fornire immediatamente personale agli Ospedali si scontra pertanto col precedente intervento del ministro Fedeli.
La scelta di limitare l’accesso al tirocinio ante laurea solo a coloro che hanno concluso le materie dei primi 4 anni è oggetto di discussione da parte dello studio legale Leone-Fell il quale parte dalla considerazione che “l’esame finale di laurea debba ricomprendere già quella valutazione circa la capacità all’esercizio della professione di medico, come peraltro è testimoniato dalla bassissima percentuale di bocciati all’esame di abilitazione e dunque debba essere dato accesso al tirocinio ante laurea anche a coloro che sosterranno una materia compresa nei primi 4 anni solo a fine corso di studi. Derogando, in tal modo, fino al 2021 al requisito contenuto nell’art. 3, comma 2, del decreto 58/2018”.
La richiesta dello studio legale al Governo è quella di far rientrare nel provvedimento anche chi dovrebbe laurearsi a luglio con inizio tirocini fissati per il prossimo mese di aprile, in modo da abbreviare per tutti i percorsi e poter disporre di un numero maggiore di medici nell’immediato.
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