“L’esito delle recenti indagini ha, ancora una volta, comprovato la piena e costante operatività dell’organizzazione Cosa nostra nell’ambito dei settori illeciti che appartengono alla sua tradizionale e sedimentata attività criminale: le estorsioni, il traffico (in significative quantità) di sostanze stupefacenti, il condizionamento degli appalti, nonché l’attività di impresa (non soltanto nel campo ‘elettivo’ dell’edilizia), secondo formule eterogenee, di volta in volta selezionate, dal turbamento della libera concorrenza, fino allo svolgimento, diretto e occulto, di attività economiche di per sé lecite, ma con la sempre più frequente creazione di vere e proprie ‘società occulte’ con imprenditori disponibili anche se formalmente estranei alla struttura dell’organizzazione criminale”. Descrive una mafia sempre attività e a caccia di denaro il presidente della corte d’appello di Palermo Matteo Frasca nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario che domani verrà illustrata nel corso della cerimonia consueta prevista a Palermo.

“Quale necessaria conseguenza logica dell’elevata resilienza sin qui manifestata dall’associazione Cosa nostra, si può affermare che sarebbero sufficienti un paio di anni di ‘minore attenzione’ nei confronti del fenomeno da parte dello Stato per consentire all’associazione medesima di ripristinare l’inaudita forza criminale manifestata sino agli anni 90, con la consapevolezza che, sebbene non siano mancati e non manchino, nell’ambito del sodalizio, atteggiamenti di fastidio o, addirittura, di rifiuto nei confronti di una politica di aggressione esplicita agli organi dello Stato, non sarebbe, in tal caso, possibile escludere una nuova stagione di inaudita violenza”. E’ l’allarme lanciato da Matteo Frasca. Il presidente della Corte d’Appello ha anche ricordato il pericolo rappresentato dal ritorno in libertà di “diverse figure storiche o, in ogni caso, di sicuro prestigio criminale nell’ambito associativo”, fenomeno che riguarda diversi “mandamenti” di Palermo e la scelta di diversi clan di “accordarsi” tra loro per la gestione di singoli problemi: come quelli relativi ai traffici di droga.

Attenzione alta nella relazione tracciata anche al fenomeno del terrorismo. Sono triplicati, nell’ultimo anno, i reati in materia di terrorismo nel distretto della Corte d’appello di Palermo. Sono state 25 le denunce contro le 8 dell’anno precedente. “A fronte della notoria vastità del fenomeno e della complessità delle indagini – ha puntualizzato Frasca – va comunque sottolineato che i dati statistici non possono rappresentare la mole del lavoro effettivamente svolto in tale ambito. Particolare attenzione, data l’evoluzione a livello globale, viene rivolta al fenomeno dal gruppo di lavoro che opera con competenza distrettuale”.

Il gruppo di lavoro “non ha evidenziato – si legge nella relazione episodi eclatanti o eccessivamente preoccupanti. Tuttavia, trattandosi di un tema che, a livello globale, ha manifestato una certa preoccupante evoluzione e, per di più, con tempi e modalità quasi del tutto imprevedibili, è stata data la massima attenzione a tutti i segnali di attività riconducibili, anche solo astrattamente, a forme di eversione, dando luogo, a seconda dei casi, all’iscrizione di procedimenti penali a carico di persone note o ignote”. Sono stati svolti approfondimenti investigativi su possibili condotte di adesione, seppure soltanto nominale, a formazioni combattenti di matrice integralista islamica, ovvero di proselitismo, propaganda e collaborazione, sotto ogni forma, a tali organizzazioni. Monitorato anche lo sbarco di profughi, nelle coste del distretto, provenienti da zone di guerra, trovati in talvolta in possesso di apparati cellulari in cui sono stati trovati video e foto propagandistiche.