La Regione finanzia il concorso di progettazione per ridisegnare il futuro dell’ex Cotonificio siciliano di Partanna Modello, a Palermo.

Finanziamento di 405mila euro e concorso di idee

Diventerà un centro socioculturale aperto a giovani, famiglie e anziani. Lo ha deliberato il governo Musumeci, su proposta del presidente della Regione, che ha approvato il finanziamento di 405 mila euro per l’acquisizione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, che sarà scelto tramite un concorso di idee con relativo bando di gara.

Musumeci: “Sottrarre edifici pubblici all’abbandono”

“Abbiamo avviato – sottolinea Musumeci, che qualche mese fa aveva fatto un sopralluogo nella struttura, insieme al dirigente generale del dipartimento regionale Tecnico Salvo Lizzio e alla soprintendente dei Beni culturali di Palermo Selima Giuliano (nella foto) – un’azione concreta di recupero di un esempio di archeologia industriale, simbolo dello sviluppo degli anni Cinquanta in Sicilia, un bene pubblico ormai da troppo tempo lasciato in una condizione di grave degrado. Lo recupereremo con un concorso di progettazione, aperto ai professionisti, per restituirlo al territorio. Vogliamo migliorare l’offerta culturale e aggregativa della città di Palermo, sottraendo edifici pubblici all’abbandono e riducendo il consumo di nuovo suolo”.

La struttura inutilizzata da quasi 40 anni, la Regione proprietaria

La Regione Siciliana è oggi proprietaria dell’immobile che ospitava l’ex Cotonificio siciliano, una superficie di oltre 13 mila metri quadrati, situata nella zona Nord del capoluogo, inutilizzata da quasi quarant’anni.

Esempio di architettura industriale, negli anni d’oro vi lavoravano 300 persone

Un esempio rilevante di architettura industriale, progettata da Pietro Airoldi e Franco Gioè, che lo storico Bruno Zevi descrive come uno tra i migliori esempi di questo settore. A metà del Novecento un imprenditore siciliano, Mimì La Cavera, (fondatore di Sicindustria negli anni Quaranta) scommise in un “Cotonificio siciliano”, che aprì nel 1952 come società a partecipazione mista pubblico-privata: vi lavoravano circa trecento persone.

Necessario mettere in sicurezza l’edificio

Nella relazione redatta dal dipartimento regionale Tecnico, si evidenzia come l’edificio è da mettere in sicurezza, dopo che, negli anni passati, è stata smantellata la copertura in amianto senza aver provveduto alla sostituzione con un’altra impermeabilizzazione.

Cosa sorgerà nella struttura

L’opera di rigenerazione urbana consentirà di salvaguardare la memoria storica e sociale dell’ex opificio, attraverso il riuso della struttura come centro socio-culturale del luogo, auditorium, biblioteca, co-working, centro culturale di bambini, famiglie e anziani del quartiere.

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