• La Sicilia dalla mezzanotte di oggi passa in zona arancione dopo due settimane di zona rossa
  • La crisi economica da Covid in Sicilia ha messo in ginocchio turismo, commercio e ristorazione
  • Le proposte di Confsercenti Sicilia inviate al Governo regionale per ripartire
  • Anche Confcommercio Palermo torna a chiedere garanzia e prospettive

La crisi economica da Covid, le proposte di Confesercenti Sicilia

Quattordici proposte per “cambiare il paradigma con cui fino ad oggi si è affrontato il contenimento e il contrasto dei contagi da Covid 19” e provare ad avviare la ripresa, al giro di boa del primo anno di pandemia. Il documento è di Confesercenti Sicilia che nei giorni scorsi ha convocato la giunta regionale in cui siedono direttori e presidenti di tutte le sedi provinciali per mettere a punto un pacchetto di proposte già inviate al presidente della Regione Nello Musumeci e ai componenti del Governo regionale. “Ormai – si legge nel testo firmato dal presidente regionale Vittorio Messina e da tutti i presidenti provinciali di Confesercenti- è maturata la consapevolezza che per almeno altri 8 mesi, nell’attesa che la campagna vaccini produca gli effetti sperati, bisognerà convivere con il virus. Un periodo nel corso del quale bisogna ridefinire le regole nel rispetto delle quali consentire all’economia di ripartire”. Per ripartire, secondo i dirigenti di Confesercenti sull’Isola è necessario agire su più canali: screening sanitari, controlli, misure economiche e “rinnovati protocolli di sicurezza con il supporto del mondo scientifico per restituire certezze al sistema economico ormai ridotto al collasso”.

“L’analisi della situazione attuale – dice il presidente regionale Vittorio Messina – è drammatica. I dati raccolti dalla Banca d’Italia evidenziano che nel 2020 il 50% delle aziende Siciliane ha registrato una notevole perdita di fatturato e di utili a causa dell’emergenza Covid 19. In cima ci sono i comparti turismo e commercio che scontano una grave crisi di liquidità. Ricorrere alle linee di affidamento bancario con garanzia pubblica previste dal Governo Nazionale è stata per molti una scelta obbligata che ha prodotto come diretta conseguenza un appesantimento del livello di indebitamento. Adesso c’è bisogno di ricostruire un clima di stabilità, per onorare gli impegni finanziari assunti. I Decreti non bastano”.

Tra i punti indicati da Confesercenti come spunto di discussione al Governo regionale ci sono: finanziamenti a fondo perduto per i comparti più colpiti attraverso il “Fondo Sicilia” di Irfis; una maggiore copertura del Fondo Perequativo degli enti locali per contenere la pressione fiscale a livello locale; la riprogrammazione delle strategie regionali dello sviluppo turistico e commerciale (in linea con gli indirizzi del nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza); protocolli di sicurezza anche più stringenti, “nel rispetto dei quali consentire, su base volontaria, a tutte le attività economiche e produttive di rimanere aperte nei territori classificati in zona gialla ed arancione”; congelamento per almeno 24 mesi dei contenziosi amministrativi con la Regione siciliana e moratoria per tutto il 2021 per mutui e finanziamenti compresi gli affidamenti di breve termine su c/c; sostegni al reddito (da concertare con associazioni datoriali e sindacati) intesi come contratto di solidarietà espansivo per il mantenimento dei livelli occupazionali anche dopo il 31 marzo quando verrà meno il blocco dei licenziamenti.

Da cambiare, secondo i dirigenti Confesercenti sull’Isola, è anche il metodo utilizzato per individuare la platea delle imprese beneficiare degli aiuti. “Il criterio dei codici Ateco – dice Messina – si è rivelato iniquo e fallimentare”. Altra parola d’ordine: semplificazione. “Se si vuole davvero ripartire occorre snellire e velocizzare le procedure burocratiche”, dicono. Il riferimento è non solo alle procedure per l’erogazione degli aiuti economici alle imprese così come quelle relative al pagamento della cassa integrazione per i lavoratori, ma alle opportunità previste dalle politiche attive del lavoro, da Garanzia Giovani ai tirocini formativi e orientamento al lavoro. Ultimo ma non ultimo, “il completamento dell’iter di approvazione della legge sulle certificazione di competenza, propedeutica per l’accesso delle imprese al Fondo Nuove Competenze”.

Sicilia arancione e la riapertura dei negozi, Confcommercio Palermo chiede garanzie

In cerca di assicurazioni e garanzie per il futuro anche Confcommercio Palermo.  “Lunedì riapriranno le attività commerciali che erano state totalmente chiuse per “zona rossa”. Avevamo chiesto e sperato che il ritorno alla “zona arancione” avesse decorrenza da oggi per consentire almeno un week end di lavoro e di incassi che ci avrebbe permesso di recuperare qualcosa per fare fronte alle tante scadenze e agli stipendi di fine mese. Invece scopriamo che nonostante gli indicatori sono ormai da “zona arancione”, resteremo chiusi anche domani, contrariamente a quanto deciso dal Governo appena la settimana scorsa per altre regioni”.

Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, fissa gli obiettivi della categoria alla vigilia della riapertura dei negozi.

“E’ evidente che la classe politica è troppo impegnata in giochi di potere e passerelle televisive per avere contezza del dramma economico e sociale vissuto dalle attività economiche, soprattutto al Sud. Riapriamo lunedì ma non basta più! Pretendiamo garanzie che quella di lunedì sia, dopo quasi un anno, soltanto una tappa di un rapido avvicinamento verso la normalità. Pretendiamo garanzie che riaprano tutte le attività imprenditoriali, dai bar ai ristoranti, dalle palestre al settore della cultura e degli eventi, che venga garantito pariteticamente il diritto al lavoro e alla salute”.

“Chiediamo conto di cosa si sia fatto concretamente finora e di cosa si stia facendo per uscire definitivamente dal tunnel. Quanto è distante ancora il raggiungimento della “zona bianca”? Vogliamo informazioni e tempi certi, trasparenza nella comunicazione di ciò che si è fatto per il raggiungimento degli obiettivi. Non possono chiedere a noi di chiudere per compensare il fallimento di un sistema che, dopo un anno, non hanno saputo gestire e non hanno saputo adeguare all’emergenza”.

“Pretendiamo garanzie e immediatezza nell’adozione dei provvedimenti relativi agli aiuti economici. La mafia cerca di infiltrarsi nelle aziende, sfruttando la disperazione e i bisogni: lo Stato dia risposte! Pretendiamo che i rappresentanti delle organizzazioni datoriali partecipino attivamente alle scelte che vengono assunte sulle attività produttive, al pari degli esperti sanitari, visto che è stato del tutto trascurato l’impatto devastante che certe scelte hanno avuto sulle nostre aziende e che proprio noi, i diretti interessati, possiamo dare alternative sensate per contenere il contagio senza distruggere definitivamente la nostra economia. Pretendiamo garanzie per evitare l’iniquità di certi provvedimenti di chi non ha idea come funzionino le aziende e spesso ispirati da dati sui contagi ingannevoli e tutt’altro che certificati”.

“Non vogliamo sentire più parlare paternalisticamente di comportamenti irresponsabili da parte dei singoli, per scaricare la responsabilità di chi ha il dovere di far sì che i sacrifici di molti, e degli imprenditori in particolare, vengano vanificati. Si intervenga con operazioni di controllo del territorio che rientrano nei compiti di chi ha responsabilità di governo. Aprire lunedi, quasi come una concessione, non basta piu. Pretendiamo di avere il nostro di diritto di programmare le nostre attività, il diritto di fare impresa e al lavoro.