Sono 45 i morti da covid19 sul lavoro in Sicilia. Un numero importante, che pone la regione all’undicesimo posto della classifica delle regioni italiane, con il 5,6% del totale dei casi individuate nel periodo. I dati Inail a livello nazionale sono impietosi: 797 le vittime per covid da gennaio 2020 a fine novembre 2021. Nel solo mese di novembre sono state 15 le vittime entrate a far parte delle statistiche, facendo rilevare un incremento della mortalità pari all’1,9%. Un dato significativo: “Ancora una volta è fondamentale tenere presente, come sottolineano all’Inail, che di questi 15 casi, solo 2 decessi sono relativi a novembre, mentre gli altri rientrano nella casistica dei mesi passati – spiega Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, che ha elaborato i dati Inail –. Una precisazione che testimonia l’importanza delle vaccinazioni così come dell’introduzione dell’obbligo del Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro”.
Gli infortuni
Sono invece 185.633 le denunce di infortunio sul lavoro legate al coronavirus nello stesso periodo, cresciute del 1,4% da fine ottobre (2.486 in più). Alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 24,7% delle denunce (197 decessi), seguita da: Campania (104 decessi), Lazio (86), Piemonte (61), Puglia (55), Emilia Romagna (51), per l’appunto Sicilia (45), Veneto (35), Liguria (29), Abruzzo (29), Toscana (28), Marche (22), Friuli Venezia Giulia (11), Umbria (10) e Molise (9), Calabria e Sardegna (8), Provincia autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta, Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano (2). Se si guarda ai dati dal punto di vista del genere, gli uomini rappresentano l’82,7% delle vittime.
La fascia d’età più colpita
La fascia d’età maggiormente colpita è quella che va dai 50 ai 64 anni con il 71,4% dei casi di morte. L’88% delle denunce di morti sul lavoro per covid19 appartiene al settore dell’industria e servizi. E in questa macroarea produttiva continua ad emergere il triste primato del settore sanità e assistenza sociale, che ha vissuto sulle proprie spalle gran parte del dramma e della solitudine che la pandemia ha portato a moltissime famiglie, con il 22,4% delle denunce con esito mortale; seguono con il 12,9% il settore trasporti e magazzinaggi e con il 11,8% dei casi le attività manifatturiere (lavorazione prodotti chimici, farmaceutica, stampa, industria alimentare…); con il 10,4% invece si trova il settore dell’amministrazione pubblica e difesa (attività degli organi preposti alla sanità come Asl, legislativi, esecutivi), con il 10% quello del commercio e con il 6,9% quello delle costruzioni.
Le professioni più a rischio
A novembre 2021 si consolidano anche i dati delle professioni più colpite: al primo posto per denunce di infortunio mortali covid19 troviamo gli impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (con il 10% dei decessi sul lavoro per covid19), al secondo posto i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con il 9,7% dei casi totali. Seguono conduttori di veicoli a motore (7,8%), i medici (5,1%). E ancora: operatori socio-sanitari (3,8%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,3%). Se si guarda alle denunce, le donne sono state e rimangono più contagiate degli uomini: sono quasi il 70% del totale. Ben al di sopra della media nazionale le percentuali di donne infettate dal Covid sul lavoro nelle regioni del Nord Italia: Valle D’Aosta (77,7%), nella provincia di Trento (77,3%) e in quella di Bolzano (75,6%), in Piemonte (76,2%), in Veneto (73,8%) e in Friuli Venezia Giulia (73,4%).
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