• Confindustria Sicilia chiede incontro immediato alla Regione
  • Trovare una soluzione non più rinviabile per garantire cura pazienti più fragili
  • “Mancanza ormai cronica e drammatica di medici ed infermieri”

Sono state tra i luoghi più colpiti dalla pandemia da Covid19. E ancora il calvario delle Rsa, residenze sanitarie assistenziali, e più in generale delle strutture socio-sanitarie siciliane non è finito.
È per questo che Confindustria Sicilia chiede un incontro immediato alla Regione per trovare una soluzione non più rinviabile al fine di poter continuare a garantire la cura dei pazienti più fragili e degli ospiti presenti nelle strutture.

“Carenza cronica di medici ed infermieri”

Si legge nella nota inviata da Confindustria: “Ai rilevanti problemi finanziari legati alle restrizioni imposte dalle misure di prevenzione dei contagi, si aggiunge infatti una carenza ormai tanto cronica quanto drammatica di medici e infermieri. I provvedimenti del governo nazionale varati durante l’emergenza hanno dato la possibilità alle Asl di assumere infermieri e personale socio-sanitario portando di fatto a una migrazione degli operatori dalle Rsa, pubbliche e convenzionate, verso il servizio sanitario nazionale, con la conseguenza di lasciare scoperte le imprese del comparto, mettendo in ginocchio molti territori”.

A marzo l’appello per i ristori

Quello odierno è l’ultimo degli appelli sulle RSA. Sicindustria a metà marzo lanciò l’allarme sul fatto che Rsa e le strutture socio sanitarie dell’isola fossero “sull’orlo del baratro”. Ricoveri crollati di oltre il 50%

Il 2020 è stato, come per tante imprese, un anno devastante. “Non c’è un aggiornamento Istat delle rette da circa vent’anni – lamentò Francesco Ruggeri, presidente della sezione ‘Strutture socio-sanitarie’  di Sicindustria – e a causa delle misure restrittive per il contenimento della pandemia, i ricoveri sono crollati di oltre il 50%. Nonostante questo finora ci siamo imposti di mantenere integro l’intero organico, che consideriamo una parte fondamentale delle nostre imprese. Così però non possiamo più andare avanti”. E’ stato chiesto alla Regione di riconoscere, come previsto a livello nazionale, anche per quest’anno, a titolo di ristoro, il 90 per cento della quota di budget assegnato e che, a causa della pandemia, non può essere coperto dalle prestazioni rese e rendicontate mensilmente.

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