Sono 808 i nuovi casi di Covid19 registrati in Sicilia nelle ultime 24 ore su 7.094 tamponi eseguiti.  I decessi sono 21, che portano il totale a 1.967.

Con i nuovi casi sono a 35.719  gli attuali positivi, con una diminuzione di 42 casi rispetto a ieri. Di questi sono ricoverati 1424 siciliani, 15  in meno rispetto al dato complessivo di ieri; 1226 dei quali in regime ordinario 17 in meno rispetto a ieri; 198 in terapia intensiva ovvero due in più nonostante i 12 nuovi ingressi a fronte dei quali si registrano 10 dimissioni.   I guariti sono 829.

Sul fronte della distribuzione fra province nell’isola Catania resta in testa per numero di nuovi casi con 328 seguita da Palermo con 151 e da Messina con 83, Agrigento 74, Siracusa 52,  Ragusa 35, Caltanissetta 33, Trapani 25, Enna 13.

Intanto martedì si runirà la conferenza Stato Regioni per analizzare le possibili modifiche al dpcm di Natale.

Deroghe possibili solo per gli spostamenti tra i piccoli comuni sotto i 5mila abitanti e distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, nessuna possibilità di ‘aprire’ alla mobilità all’interno della provincia o tra una città e l’altra.

Linea dura

Il governo ribadisce la necessità di mantenere la linea del rigore in vista di Natale e Capodanno, “due settimane che mi preoccupano e se passa il messaggio ‘liberi tutti’ ripiomberemo in una fase pericolosa a gennaio e febbraio” ripete il ministro della Salute Roberto Speranza, appoggiato dall’analisi degli scienziati che indica un numero di nuovi casi e un’incidenza “ancora troppo alti” anche se in discesa.

Come introdurre le deroghe

Come introdurre queste deroghe, però, è ancora un rebus che né a palazzo Chigi né nella maggioranza è stato sciolto e che andrà risolto nelle prossime ore: mercoledì è calendarizzata al Senato una mozione del centro destra che punta a cancellare i divieti ed è evidente che il governo non può arrivare a quella data senza una sua proposta se vuole evitare l’incidente parlamentare, visto anche lo scontro aperto degli ultimi giorni sul Recovery e le divisioni tra i rigoristi e coloro che invece chiedono maggiori aperture.

L’ultima opzione messa sul tavolo è quella di presentare proprio al Senato una mozione di maggioranza che impegni il governo a cambiare il decreto, inserendo la possibilità di spostarsi tra i comuni sotto i 5mila abitanti e con un limite di 20 chilometri, che potrebbe essere votata anche da parte delle opposizioni. Un escamotage che però non risolverebbe del tutto i problemi: se, infatti, fornirebbe la via d’uscita politica al premier Giuseppe Conte che ha chiesto un’assunzione di responsabilità al Parlamento per modificare il decreto, non darebbe la soluzione tecnica, visto che bisognerebbe in ogni caso mettere mano alla norma.

Le soluzioni per introdurre deroghe

Le soluzioni restano quindi due, essendo stata esclusa anche dagli uffici legislativi di Palazzo Chigi e di diversi ministeri la possibilità di intervenire con le Faq: o un emendamento al decreto già presente in Parlamento – possibilità che nella stessa maggioranza viene giudicata difficilmente percorribile vista la ristrettezza dei tempi e l’affollamento di provvedimenti da votare, a partire dalla manovra fino al decreto ristori e al decreto sicurezza – oppure un nuovo decreto che modifichi quello del 2 dicembre.

Ministri contrari a qualsiasi deroga

Ma in questo caso Conte dovrebbe risolvere la grana all’interno del Consiglio dei ministri, con Speranza e il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia che hanno già detto di essere contrari ad ogni apertura e di esser pronti a metterlo a verbale. “La mia linea è, e resta, quella della prudenza e ribadisco con forza – sottolinea al forum ANSA il titolare della Salute – la necessità di non vanificare i sacrifici fatti”. Monito che arriva anche da Boccia. “Se vogliono un chiarimento sui piccoli comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni delle aree interne, quel chiarimento arriverà – dice -. Ma se qualcuno vuole rimuovere i vincoli in tutti i comuni italiani, se si vuole far prevalere le ragioni della festa, dell’assembramento, dell’incontro tra tanti parenti, quel qualcuno ci troverà contrarissimi e noi non lo consentiremo”.

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