Il dato parla chiaro. Mentre negli anni Novanta gli investimenti pubblici si attestavano al 3% del Pil, nel più recente periodo ante Covid19 si sono fermati sotto l’1,8% e la tendenza, in condizioni di ordinarietà, è quella di una ulteriore riduzione. E a ciò si aggiunge che il cofinanziamento di parte pubblica degli investimenti infrastrutturali è passato da circa il 90% degli anni Ottanta e Novanta, al 50% del 2000, sino alle attuali soglie dell’ordine del 30% e questo trend è destinato, purtroppo, a consolidarsi.
E’ quanto emerge dal report “La Sicilia 3.0: il disegno di un nuovo sistema integrato di mobilità ed il ruolo di piattaforma logistica nel Mediterraneo” reso noto oggi da Eurispes (qui lo studio integrale)
“Senza investimenti in opere infrastrutturali appare inutile parlare di ripresa del Mezzogiorno. Gli investimenti in infrastrutture sono gli unici che creano vera ricchezza e che possono farci uscire dalla crisi economica creata dal Covid19” commenta il presidente dell’Osservatorio sul Mezzogiorno dell’Eurispes Saverio Romano per il quale “il settore dei trasporti potrebbe avere un ruolo cruciale per il Sud, e la collaborazione tra pubblico e privato potrebbe fare da volano. Il Mediterraneo, inoltre, sarebbe anche destinato a tronare al centro dei traffici marittimi per via dei decisi cambiamenti determinati soprattutto dal fenomeno del gigantismo navale che produce economie di scala. Secondo Romano, “queste grandi navi commerciali, infatti, per le loro dimensioni (420 metri di lunghezza e 60 di larghezza), non possono più attraversare le chiuse di Panama e raggiungono l’Europa attraverso il canale di Suez che, con i recenti lavori, ha ridotto i tempi di attraversamento”.
Secondo Eurispes, oggi, circa il 20% del traffico commerciale mondiale passa per il Mediterraneo, e le stime per il 2020 prevedono una movimentazione di container nel Sud Europa di oltre 70 milioni all’anno contro i 116 milioni all’anno del Nord Europa. “E quale migliore sito di quello di Palermo? . si chiede Romano -. Un porto hub per il transhipment nel centro del Mediterraneo renderebbe più economiche non solo le rotte Asia-Europa, ma anche quelle per il Nord Africa e le Americhe”.
Per Romano la Sicilia, e il Mezzogiorno, non devono perdere questa opportunità. “Un porto hub a Palermo, con la sua posizione baricentrica, rappresenterebbe infatti uno snodo naturale tra il bacino Est e quello Ovest del Mediterraneo e diventerebbe, con una movimentazione annuale di 16 milioni di container, il primo in Europa. Inoltre, Palermo è il posto più vicino alla rotta Suez-Gibilterra, ha buoni fondali, confina con la strada ferrata ed è a qualche centinaio di metri dallo svincolo autostradale. La realizzazione di un porto commerciale a Palermo, con gli oltre quattrocentomila posti di lavoro che creerebbe con l’indotto, è una imperdibile occasione di sviluppo non solo per la Sicilia, ma per tutto il Sud». Così Saverio Romano, Presidente Osservatorio Mezzogiorno dell’Eurispes.
Il più recente intervento di programmazione è rappresentano dal Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica (PSNPL). La finalità che il Piano si propone è quella di garantire un rilancio del settore portuale
5 e logistico. Il PSNPL intende raggiungere questo obiettivo al tempo stesso massimizzando il valore aggiunto che il “Sistema Mare” può garantire in termini quantitativi di aumento dei traffici ma anche facendo sì che il “Sistema mare” arrivi ad esplicare tutto il suo potenziale nella creazione di nuovo valore aggiunto in termini economici ed occupazionali, favorendo così la ripresa economica postCovid-19. Secondo Eurispes, tale obiettivo di politica economica e commerciale euro-mediterranea può rappresentare dunque uno straordinario fattore di sviluppo e coesione per il Mezzogiorno ed in particolare per la Sicilia, visto che questa regione d’Europa risulta geograficamente una naturale piattaforma strategica nel Mediterraneo.
Un porto HUB è anche di grande importanza per il territorio che lo ospita, sostiene ancora Eurispes. Secondo gli studi di Confindustria e Confetra, inoltre, un container in transito porta un beneficio per lo Stato che ospita il porto di 150 € e un container lavorato un beneficio di 1.450 €, e in termini occupazionali, nel primo caso 5 occupati ogni 1.000 container e nel secondo caso 42 occupati ogni 1.000 container. Inoltre, bisogna tenere presente i benefici che si hanno sull’indotto che viene influenzato fino a 300 km. “La Sicilia non può perdere questa opportunità e ogni ritardo non può che agevolare la concorrenza delle altre Nazioni che si affacciano sul Mediterraneo nonché di altre
regioni italiane che pare si accingano a formulare ipotesi alternative, anche se la loro posizione geografica è meno interessante”.
Il golfo di Palermo è stato, di recente, oggetto di studi per verificare la percorribilità della realizzazione di un grande porto per navi portacontainer di ultima generazione con gli spazi necessari per le evoluzioni, per lo stoccaggio dei
container e le relative lavorazioni e sono stati individuati spazi per una piattaforma di oltre 200 ettari sul mare e un retroporto di 100 ettari direttamente collegato. Inoltre, vi è possibilità di un ulteriore ampliamento del retroporto verso Sud-Est, annettendo anche altre aree libere, comprese quelle del contiguo comune di Ficarazzi. Non è da trascurare il fatto che Palermo vanta un grande cantiere navale riconosciuto a livello internazionale.
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