Si tiene in queste ore il nuovo giro di audizioni per il disegno di legge “Disposizioni in materia di Beni culturali e di tutela del paesaggio”, prima della sua approvazione in V Commissione Cultura dell’ARS, contro cui si sono già espresse diverse Associazioni in difesa del patrimonio culturale e ambientale, nazionali e regionali, docenti universitari e gli Ordini degli Architetti. L’11 giugno scorso erano state invitate a riunirsi tutte a Palermo per dire “no” con voce corale al Ddl presentato da Luca Sammartino (Italia Viva) nel tavolo pubblico di confronto promosso dalla storica dell’arte e giornalista Silvia Mazza. Riportiamo il suo nuovo intervento.

“Lo avevo ribattezzato “Ddl Attila” per le potenzialità devastanti, senza precedenti nella storia autonomistica della Regione, nei confronti della tutela del patrimonio culturale e ambientale siciliano. Oggi che il disegno di legge è stato in certa misura emendato è diventato il “Ddl Frankenstein”: un mostro normativo, una macabra giustapposizione di “disiecta membra” (una irrilevante parte dei ben 500 emendamenti presentati), che il nuovo valzer di audizioni in corso stamattina vuole tenere in piedi. Vorrei citarli tutti gli oltre trenta rappresentanti delle associazioni, ordini e docenti universitari intervenuti l’11 giugno. Non potendolo fare per ovvie ragioni, riporto le nuove dichiarazioni della CIA, Confederazione Italiana Archeologi, per la quale ‘tali modifiche non cambiano il carattere incostituzionale della proposta legislativa originaria, ma anzi ne aumentano la sua pericolosità nei confronti della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico della Nazione conservato in Sicilia’.

Resta anche intatto il reale pericolo di attacco alla tutela paesaggistica, su tutte una delle più forti preoccupazioni fin dall’iniziale contrasto alla nuova normativa, in quanto, sottolinea ancora CIA, intende ‘modificare il procedimento di approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, costituendo pertanto un reale pericolo di annullamento del ventennale iter di approvazione dei Piani d’Ambito oramai quasi concluso’.

Sulla stessa linea anche Legambiente, che definisce una ‘grande disonestà intellettuale’ quella ‘di annunciare il ritiro della parte riguardante i piani paesistici: è invece rimasta tale e quale, tranne che, sulla carta, li dovrebbe continuare a redigere l’Assessorato ai Beni culturali’. Il suo presidente, Gianfranco Zanna, si chiede: ‘Ma questi signori lo sanno che ormai l’80 per cento del territorio della regione, isole minori comprese, è già normato dai piani paesistici realizzati con fondi europei? Che fine farà questo importantissimo lavoro?’. E taglia corto: ‘con grande ipocrisia e senza alcun pudore si sostiene perfino che sono stati presi in considerazione i diversi orientamenti espressi nei documenti e nelle audizioni’.

Senza dire che ci sono anche le osservazioni fortemente critiche non prese in considerazione, perché non rappresentate in sede di audizione. Tra queste anche quelle con cui nell’inchiesta per “Finestresull’arte” ho bocciato il titolo IV, per la parte riguardante le “Modifiche alla legge regionale n. 20 del 2000 in materia di parchi archeologici”, rimaste intatte perché, appunto, non oggetto degli interventi in audizione. Si va dall’irrazionale governance che confonde ruoli e compiti di chi dovrebbe affiancare il direttore di un parco, alla previsione di nomina di un direttore esterno all’amministrazione con trattamento economico a carico del bilancio del parco. Immaginiamo, cioè, un direttore che debba promuovere delle attività culturali col pungolo della necessità di assicurarsi uno stipendio! E di banchetti e concerti rock ce ne sono stati già fin troppi nei siti del nostro patrimonio culturale. C’è, soprattutto, il comma pericolosissimo (il 5 dell’art. 23) che intende trasferire la tutela a un organo di mera gestione, per cui l’autorizzazione sui progetti degli interventi ricadenti all’interno del perimetro del parco passerebbe dalla Soprintendenza al Consiglio di amministrazione del Parco. Malgrado lo sforzo del M5S, l’unico a non aver firmato da subito il ddl, e del movimento Cento Passi per la Sicilia e del PD che hanno ritirato la propria firma, sarebbe servito, forse, il gesto eclatante di tutti di disertare questo nuovo giro di audizioni”.