C’è chi giura che a succedere a Leoluca Orlando nella poltrona più importante della città di Palermo sarà una donna. A dare il primo identikit in questo senso era stato lo stesso segretario regionale del Partito Democratico,  Anthony Barbagallo, ma oggi ogni previsione non appare pere nulla scontata. Anche perché nel ragionamento del prossimo sindaco di Palermo finirà sicuramente anche quello della scelta del candidato alle elezioni regionali del centrosinistra.

Una partita a scacchi che coinvolge l’intera politica siciliana

In questi giorni sono emersi prepotenti i primi nomi di papabili candidati sindaco a Palermo in vista delle amministrative del 2022. Al momento si tratta soltanto di donne: c’è Antonella Di Bartolo, dirigente di una scuola nel quartiere “Sperone”, Mariangela Di Ganci, responsabile del Laboratorio “Zen Insieme”, ed anche Rita Barbera, l’ex direttrice del carcere Ucciardone di Palermo. Che possano essere tutte papabili lo ha fatto intendere nei giorni scorsi proprio il numero uno dei Dem siciliani che aveva proprio parlato di rilanciare la figura di una donna autorevole. La cosa certa è che si vuole provare ad andare uniti e difatti è stato accolto con favore il rientro proprio di Leoluca Orlando che nei giorni scorsi è tornato a tesserarsi: “Il Pd esce più compatto e rafforzato- ha affermato Barbagallo -. Per noi la strada maestra a Palermo, così come alle elezioni regionali, è quella di dare voce al nostro mondo anche attraverso le primarie che rappresentano il metodo principale per la scelta del candidato sindaco o alla presidenza della Regione. Il Partito Democratico è contro gli accordi di palazzo e favorevole ad ascoltare il nostro mondo”.

L’unica certezza sembrano oggi le primarie

Da più parti è stata rilanciata l’ipotesi che i concretizzino le primarie per la scelta del prossimo candidato sindaco. Su questa proposta ci sono tanti che si sono espressi favorevolmente, tra loro anche il leader della sinistra siciliana, Claudio Fava, pronto a ricandidarsi alla presidenza della Regione: “L’apertura del Partito Democratico alle primarie – aveva detto – è una buona notizia. Adesso occorre mettersi subito al lavoro per dare la parola ai siciliani e alle siciliane rompendo una inutile melina. Si individui rapidamente una data, non oltre quest’autunno, e diamoci delle regole certe. Io ci sono”.

Questione però ampiamente aperta

Che il Pd possa però raccogliere tutta la sinistra appare più che una strada in salita. Si è parlato di riunire gli Stati generali dei democratici. Oggi il comitato promotore organizza un primo incontro, poi si parla del 22 luglio per un faccia a faccia allargato ai Cantieri culturali della Zisa. Quella potrebbe essere una prima “resa dei conti”. Intanto l’attuale assessore alla Mobilità del Comune di Palermo, Giusto Catania, ha chiaramente detto no all’ipotesi di creare un unico grande contenitore del centrosinistra: “Continuo a pensare – ha ribadito – che sia necessario ricostruire uno spazio politico a sinistra del Pd: quello che ha fatto Sinistra Comune è stato un percorso unico in Italia che vogliamo rafforzare ed allargare anche in vista delle prossime elezioni”. Ad esempio Ninni Terminelli, presidente di Sinistra delle idee, si è detto pronto a partecipare alle primarie per la scelta del candidato sindaco, facendo quindi intendere che neanche lui vuol creare quest’unico contenitore. E c’è anche chi senza mezzi termini esce allo scoperto e rompe ogni prospettiva di unità. Tra questi Mario Meli di LeftWing, l’area che nazionalmente fa riferimento a Matteo Orfini: “Riteniamo che il segretario del Pd di Palermo, Rosario Filoramo, debba urgentemente liberare il partito dallo stato confusionale in cui lo ha cacciato rassegnando le dimissioni dalla carica di segretario. In poche settimane abbiamo assistito a ‘capriole politiche’ che assumono, al contempo, il sapore del dramma e della barzelletta: siamo passati dall’opposizione alla giunta, agli atti per il bene della città, al trionfalismo per l’adesione del Sindaco con la contestuale autocandidatura dello stesso Filoramo alla carica di primo cittadino. Tutto ciò senza alcuna condivisione con il gruppo dirigente, con una direzione correntizia, statutariamente nulla e che rischia di travolgerci in pratiche da ‘azzeccagarbugli’”.

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