Stenta ad entrare nel vivo la campagna elettorale per le elezioni comunali a Palermo e stenta a farlo sopratutto per mancanza di candidati oltre che di idee da parte dei partiti.
Si pensava, alla fine dello scorso anno, che entro gennaio 2017 il quadro dei concorrenti alla poltrona di sindaco sarebbe stato chiaro e completo ed invece pare ad oggi che qualcuno debba ricordare al Pd così come a Forza Italia ed a tutto il centro destra che le elezioni comunali si terranno a maggio 2017 (o comunque in primavera). Temiamo infatti che nel susseguirsi di scadenze elettorali (da qui al 2018) i partiti siano incorsi in una qualche confusione di data.
Urge quindi un candidato a sindaco per il centro destra e per il centro sinistra ma è nella ricerca del nome buono da spendere e dall’analisi della lista dei potenziali papabili candidati che emerge chiara la sensazione che di Palermo e dei suoi problemi, a queste coalizioni politiche, importi sul serio poco ed esclusivamente con riguardo agli effetti che i risultati elettorali potranno avere nelle successive e più ambite scadenze.
I fari della politica nazionale saranno accesi su Palermo alle prossime elezioni ma l’attenzione politica e la tensione verso gli obiettivi è già adesso centrata verso le elezioni regionali nell’attesa di capire se, come sembra, si andrà a votare per il parlamento nazionale soltanto nel 2018.
Palermo è diventato quindi soltanto un predellino personale verso altre mete politiche. Un predellino sul quale salire o scegliere di non farlo soltanto in funzione di strategie e visioni personali di protagonisti della scena politica che hanno tutti tante esperienze e dimestichezza con le dinamiche elettorali e delle alleanze.
I progetti ed i programmi sono roba astrusa, difficile mettersi d’accordo sulle cose da fare. Più utile ed importante accordarsi sempre sulle poltrone, sui nomi, sulle prospettive politiche di medio lungo termine di singoli individui più o meno piccoli e grandi portatori di interesse.
Ed ecco allora che in questo quadro si rafforza sempre di più la posizione di Orlando. Lui che dice di saperlo fare, alla fine della fiera solo quello pare voler fare: il sindaco. A differenza di tutti gli altri candidati, attuali e potenziali.
Ferrandelli è ancora molto giovane e se dovesse superare il vaglio della magistratura nelle più recenti disavventure giudiziarie ha comunque davanti una carriera politica, la possibilità di condurre un movimento suo.
Forello, anche lui piuttosto giovane, è espressione, per storia personale, di un mondo rampante cui il comune di Palermo soltanto può stare veramente stretto. I 5 stelle non gli chiedono di più che fare un risultato dignitoso a Palermo dopo le cronache degli ultimi mesi sulla vicenda delle firme false e le conseguenti spaccature nel Movimento. Anche loro rimangono concentrati sulla regione, la vera sfida finale.
Il centro destra ha rischiato invece di imbattersi nella candidatura di Francesco Greco. Una persona per bene, un serio professionista, uno che avrebbe soltanto rischiato di rimetterci personalmente da quella avventura. L’ipotesi è durata soltanto qualche settimana, il tempo di verificare, per il Presidente dell’ordine degli Avvocati di Palermo, che nessuno intorno a lui, tranne lui, voleva discutere delle cose da fare a meno che non si trattasse di imprenditori, professionisti e personalità lontane dalla logica della politica delle poltrone a lui vicini.
E poi la lista successiva dei possibili candidati di centro destra che ha circolato negli ultimi giorni. Roba che sembra estratta dall’elenco telefonico dei “quasi giovani” dinosauri della politica palermitana: Arico’, Armao, Cannella, Caronia, Cordaro etc. etc. Il più “nuovo” Armao, ha fatto opposizione extraparlamentare, unico insieme ai grillini per la verità, a Crocetta in questi ultimi anni. Potrebbe avere chance alla Presidenza della Regione alle prossime regionali, ma viene tirato in ballo come candidato sindaco oggi mettendogli a rischio percorso e prospettiva.
Nel Pd qualcuno lo aveva capito invece che la corazzata Orlando pare imbattibile alle elezioni comunali. Valeva la pena di sostenerlo con o senza simbolo, di provare a contribuire a cambiare le cose, a iniziare a ragionare sui programmi. Ma il Pd, si sa, è uno e trino, anche multiplo. E tra le liste di Crocetta e Lumia, le ambizioni di Cracolici ed i regolamenti dei conti orchestrati da qualche non più “giovane turco” incazzato con i renziani, la situazione di stallo è andata avanti da settimane favorendo la dispersione a beneficio degli altri partiti alleati e non.
Insomma, il quadro è fermo: alla politica siciliana non importa nulla di Palermo e del suo destino e la città rimarrà quindi consegnata ad Orlando.
La partita elettorale, per gli altri candidati già in pista e prossimi venturi, ha l’obiettivo di arrivare al ballottaggio. Nulla di più. Nella speranza di acquisire credito per percorsi politici personali, individuali. Con buona pace dell’interesse pubblico generale, dell’amore per la città e per i suoi abitanti. Una politica con obiettivi miseri, una politica che rispolverando un vecchio adagio palermitano pensiamo di poter definire a ragione la politica del ‘chi afferra un turco è suo”.
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