L’emendamento è inammissibile“: questo è quanto riporta un documento del presidente della Commissione Bilancio in merito all’emendamento presentato dal ministro Nello Musumeci riguardante la nomina di un commissario per risolvere l’emergenza cimiteriale nel comune di Palermo. Atto che sarebbe stato stoppato proprio dalla stessa presidenza della commissione. Secondo quanto riferiscono il consigliere comunale Antonino Randazzo e la deputata nazionale pentastellata Daniela Morfino infatti, ci sarebbe di “una violazione del regolamento“. E, a tal proposito, gli esponenti grillini parlano, senza mezzi termini, di “un Governo di impreparati”.

Dalla Commissione Bilancio: “L’emendamento è inammissibile”

Criticità burocratica identificata nella circolare regolamentare che la stessa commissione Bilancio si era data il 2 dicembre scorso. Documento nel quale si espongono i limiti normativi della legge finanziaria. Fra questi, la postilla che una norma “non deve contenere norme di delega, di carattere ordinamentale o organizzatorio, nè interventi di natura localistica o microsettoriale. Ovvero norme che dispongono la variazione diretta delle previsioni di entrata o di spesa contenute nella seconda sezione del medesimo disegno di legge. Alla luce dei predetti limiti di contenuto, risultano inammissibili, in ragione della materia tratta le seguenti proposte emendative”. Fra questi viene proprio citato il 42° emendamento all’articolo 146, avente come relatore l’ex governatore siciliano.

Cosa prevedeva il documento

Un emendamento, quello promosso da relatore da parte dell’ex presidente della Regione, sostenuto alla Camera dai deputati Giuseppe Pella (Forza Italia); Silvana Comaroli (Lega) e Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia). Un piemontese, una lombarda e un romano DOC. Un atto che si soffermava sull’emergenza cimiteriale, fra il sesto e il decimo punto, ponendosi come possibile postilla all’attuale testo dell’articolo 146 della legge finanziaria. “Al fine di garantire la tutela della salute pubblica e della pietà dei defunti..il sindaco di Palermo è nominato a titolo gratuito, fino al 31 dicembre 2023, commissario di Governo per il coordinamento e l’esecuzione degli interventi urgenti”.

Figura, quella del commissario, che secondo quanto previsto dal testo dell’emendamento avrebbe dovuto “definire misure semplificate per la celere conclusione delle procedure autorizzative e per la tempestiva realizzazione degli interventi funzionali al consolidamento, alla messa in sicurezza e all’ampliamento degli attuali insediamenti cimiteriali; acquisire, anche temporaneamente, strutture ed apparecchiature mobili. Quest’ultime finalizzate alla gestione dei servizi cimiteriali, con particolare riferimento alle funzioni crematori e di conservazione provvisoria dei cadaveri; promuovere ulteriori accordi tra la città di Palermo e i comuni della Città Metropolitana per assicurare ulteriori posti”.

L’apertura alla nomina di esterni

L’elemento di novità, rispetto a quanto rappresentato nei giorni scorsi, era quello della possibilità di ricorrere a tecnici esterni. Cinque, per la precisione e con un tetto massimo di spesa di 200.000 euro per l’annualità 2023. “Il Commissario di Governo, per l’espletamento delle attività, è autorizzato a conferire incarichi individuali; a stipulare contratti di lavoro a tempo determinato e a ricorrere ad altre forme di lavoro flessibile. Ciò in favore di sogetti di comprovata esperienza e professionalità connessa alla natur delle attività, nel limite massimo di cinque unità ed entro il limite di spesa complessivo di 200.000 euro per l’anno 2023”.

Attività da finanziare con un fondo di spesa da due milioni di euro, così come chiesto dal primo cittadino qualche giorno fa. Capitolo di spesa sul quale era “autorizzata l’apertura di un’apposita contabilità speciale intestata al Commissario di Governo. Su tale contabilità possono riversate eventuali ulteriori risorse, finalizzate allo scopo e rese disponibili dal Comune, dalla Città Metropolitana e dalla Regione”. Tutto da rifare, almeno sembra. Da capire adesso il destino della proposta, ovvero se subirà modifiche in sede di legge finanziaria o se si rinvierà la questione al prossimo decreto “milleproroghe”.

 

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