“Ieri sera, al Senato, approvato il testo di un emendamento, di matrice governativa, sul cosiddetto processo virtuale. Il distanziamento sociale necessario a fronteggiare la pandemia, nelle intenzioni del Guardasigilli, prelude a sperimentare il processo a distanza, generalizzando quel che adesso è normato in via eccezionale e residuale per il dibattimento riservato agli imputati detenuti dall’art. 146bis norme att. c.p.p.”

Lo dice Giusi Bartolozzi (Forza Italia) segretario della commissione Giustizia della camera dei deputati.

“Ma, in disparte la questione di legittimità costituzionale relativa ai poteri conferiti al Dirigente DGSIA, chi accerterà l’identità dell’imputato? Come si acquisirà la prova documentale e come potrà il giudice valutare la genuinità di un documento non disponibile nella sua materialità?”, si chiede Bartolozzi.

E ancora: “Come sarà articolata la cross examination? Quali saranno le modalità di verbalizzazione? Come sarà garantita la segretezza della camera di consiglio, specie nei procedimenti collegiali? E, praticamente, cosa accadrà in caso di interruzione dei collegamenti virtuali, rinnovazione o no? Chi gestirà apertura e chiusura dei microfoni da remoto?”

Conclude Bartolozzi: “Quindi addio al contraddittorio processuale, addio alla necessaria immediatezza, addio alle garanzie difensive. E’ davvero necessario tutto ciò? In gioco ci sono diritti e garanzie costituzionali. Il Ministro Bonafede venga in Parlamento a spiegare. Questo è il contenuto dell’atto di sindacato ispettivo che ho già presentato”.