In Italia è emergenza Coronavirus ma mancano i Dpi, i dispositivi di protezione individuale. Difficile trovare soprattutto mascherine, particolarmente critica la situazione nelle regioni del Sud.

In Sicilia è di ieri il duro atto di accusa, a mezzo tv, del governatore Musumeci contro la Protezione Civile che da Roma ha inviato “un ‘panno’ha detto il Presidente della Regione – che di solito si usa con un poco di detersivo per pulire un tavolo. Non può essere una mascherina, non si può andare in guerra con le fionde. Non è possibile. Mi chiamano i sindaci, i medici che chiedono le mascherine, non sanno che le aspettiamo da Roma. Non voglio polemizzare, ma siamo arrivati a un punto di non ritorno”.

A Siracusa si è verificato anche lo scontro tra i medici di famiglia, che non hanno mascherine e la direzione dell’Asp. E poi ci sono gli speculatori, che sono anche arrivati a vendere mascherine del valore commerciale di pochi centesimi a prezzi proibitivi, persino a 30 euro ciascuna.

Gli operatori sanitari chiedono maggiore protezione. Paola Morabito, che presta servizio in una guardia medica, ha lanciato su change.org una petizione rivolta al ministro della Salute, Roberto Speranza, che in poche ore ha già raccolto 8200 firme.

Nel testo della petizione si legge: “Siamo guardie mediche e spesso dobbiamo entrare in casa delle persone che assistiamo. Persone che oggi potrebbero essere portatori sani e asintomatici di coronavirus, per questo chiediamo che anche a noi vengano distribuiti dispositivi di protezione individuale, la mascherina di carta non basta più. Pur continuando a fare il nostro lavoro, abbiamo il diritto di proteggere noi e le nostre famiglie”.

E ancora: “Siamo medici di continuità assistenziale e lavoriamo sul territorio, in piena emergenza covid-19, senza i dispositivi di protezione a norma. Guanti e maschere di carta non bastano. Qualora fosse necessario, noi medici di guardia medica, siamo anche obbligati a recarci al domicilio della persona da assistere.
Tali persone che capita di dover visitare in casa propria, potrebbero essere dei portatori sani, asintomatici, di coronavirus.
Potrebbero aver avuto inavvertitamente degli atteggiamenti e dei contatti a rischio.
Potrebbero convivere con altre persone altrettanto esposte a tali rischi.
Dunque abbiamo diritto, tanto quanto gli ospedalieri ed i 118isti, di tutelare la nostra salute e la nostra famiglia.
Chiediamo i dispositivi di protezione individuale – mascherine a norma e non di carta – per le postazioni di Reggio Calabria e Provincia e per tutte quelle che ne sono sprovviste, al Sud in generale, ed oltre”.

Un appello accurato dunque, che riguarda nella fattispecie la richiesta di mascherine FFP2/3, che offrono un più alto grado di protezione. L’augurio di tutti è che l’appello venga accolto da chi ci governa e che medici ed operatori sanitari, esposti in prima linea ai rischi di contagio del coronavirus, possano lavorare con maggiore serenità e sicurezza.

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