Richiesta di esame di alcuni testi e rilettura di alcuni documenti: questa la richiesta formale avanzata dai legali dei 4 imputati condannati per l’omicidio a Palermo dell’avvocato Enzo Fragalà. In pratica mettono in dubbio le parole del pentito Antonino Siragusa, le cui dichiarazioni sono state prese in forte considerazione dai giudici nella condanna emessa nei confronti dei loro quattro assistiti.

Cosa non convince

“Ma se era sul luogo delitto come è possibile che non avrebbe visto nulla?”: è questo l’interrogativo sul quale ruota l’istanza presentata dagli avvocati Filippo Gallina e Michele Giovinco che quindi insinuano più di un dubbio sull’effettiva presenza di Siragusa in via Nicolò Turrisi, luogo in cui avvenne l’omicidio del noto penalista ed esponente politico. Il pentito sostenne che aveva la visuale ostruita dalle auto posteggiate a spina di pesce lungo l’arteria ma ricostruì dettagliatamente la fase preparatoria che portò alla spedizione punitiva di Fragalà, facendo nomi e cognomi. Per la procura generale non esistono i presupposti per rivedere alcunché: “Le prove testimoniali e documentali non lasciano spazio ad alcuna altra interpretazione”.

La condanna in primo grado

La condanna in corte d’assise per i 4 dei 6 imputati arrivò nel marzo del 2020, accusati dell‘omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà, massacrato a bastonate a pochi metri dal suo studio e deceduto in ospedale il 26 febbraio del 2010. A 30 anni è stato condannato il boss Antonino Abbate, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, a 24 Francesco Arcuri e a 22 Salvatore Ingrassia. Quattordici anni sono stati inflitti al dichiarante Antonino Siragusa a cui i giudici hanno riconosciuto l’attenuante speciale della collaborazione con la giustizia. Assolti Francesco Castronovo a Paolo Cocco. Il pm aveva chiesto per tutti gli imputati l’ergastolo.

Le provvisionali

La corte ha riconosciuto una provvisionale di 100 mila euro ciascuno alla moglie e ai figli del penalista. Settantamila euro sono stati riconosciuti alla madre di Fragalà, nel frattempo deceduta, 25 mila alla camera penale e al consiglio dell’ordine degli avvocati, 10 mila al consiglio nazionale forense.

I passaggi dell’inchiesta

L’inchiesta sul delitto Fragalà, che era stato anche parlamentare nazionale di Alleanza Nazionale, in un primo momento archiviata, venne riaperta dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Chiarello che ha fatto il nome di mandanti ed esecutori materiali dell’aggressione al penalista. E ha indicato agli inquirenti il movente dell’agguato, poi sfociato in omicidio. Fragalà sarebbe stato ucciso su input del boss di Porta Nuova Antonino Abbate perché in più di una occasione avrebbe indotto i suoi clienti a collaborare con gli inquirenti .”Cosi’ s’insigna a fare l’avvocato”: avrebbe detto Antonino Abbate, uno degli imputati. A quelle di Chiarello, nel tempo, si sono aggiunte le dichiarazioni di Antonino Siragusa, tra gli imputati del delitto che ha ammesso, pur ridimensionandole le proprie responsabilità, ricostruendo i ruoli dei coimputati nell’aggressione.

 

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