I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo del reparto operativo del comando provinciale hanno eseguito un ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Palermo Walter Turturici, su richiesta della Dda, nei confronti di Antonino Ciaramitaro di 47 anni, commerciante villabatese, titolare di un negozio di abbigliamento.

Il provvedimento è legato al fermo eseguito lo scorso 26 aprile nel corso dell’operazione Luce con la quale era stati portati in carcere alcuni esponenti ritenuti componenti della famiglia mafiosa di Villabate.

Le indagini avrebbero accertato che Ciaramitaro sarebbe stato un intermediario per un’estorsione ai danni di una ditta di distribuzione merci a Villabate. Attraverso di lui sarebbe stato chiesto il pizzo per Natale e Pasqua.

Il boss preparava la fuga, 4 fermi nella notte

L’operazione originale a cui si lega l’ordinanza di custodia odierna risale al ponte del 25 aprile. Allora stava preparando la fuga e così i carabinieri dopo la festa di liberazione hanno fatto scattare il blitz di fretta e furia dando vita all’operazione “Luce”. Si trattò di un colpo alla famiglia mafiosa di Villabate, già pesantemente colpita dalle dichiarazione Francesco Colletti, capomafia del centro alle porte di Palermo. Ha iniziato la sua collaborazione dopo essere stato arrestato nell’operazione “Cupola 2.0”.

Provvedimento d’urgenza

In quella occasione i carabinieri avevano eseguito quattro fermi. Provvedimento disposto d’urgenza dalla locale Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Maurizio de Lucia. Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione. In questi anni i componenti della famiglia mafiosa hanno tentato un riassetto con l’azione di alcuni esponenti che erano tornati in libertà dopo aver scontato le pene per condanne definitive. Fermati Francesco Terranova, Salvatore Lauricella, Giovanni La Rosa e Vito Traina.

Lo sviluppo delle indagini

Le indagini sono partite da alcune estorsioni nei confronti di imprenditori locali. Richieste di pizzo che servivano a soddisfare le esigenze di sostentamento degli affiliati, soprattutto di quelli reclusi. I militari hanno documentato una strategia di riconquista del consenso della popolazione con una “pacificazione” con gli operatori imprenditoriali e commerciali economicamente più fragili. In pratica veniva assicurata la limitazione della criminalità predatoria indiscriminata. Nel contempo vi era anche il controllo dello smercio al dettaglio di stupefacenti nel territorio di Villabate.

Il cerchio che si chiude e le conferme

Il blitz aveva subito un’accelerazione conseguente proprio al pericolo di fuga di un indagato. L’indagine restituisce un quadro in linea con altre recenti misure cautelari eseguite nel capoluogo siciliano, ovvero quello di una “cosa nostra” affatto rassegnata a soccombere. Ma al contrario impegnata, attraverso il continuo richiamo alle proprie regole fondanti, a riorganizzare le proprie fila. Tutto ciò per proporsi sul territorio con maggiore credibilità e autorevolezza.

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