Sono numerose le norme della Finanziaria regionale impugnate dal Consiglio dei Ministri in settimana. Oltre ai 10 fra articoli e commi che riguardano al spesa di 800 milioni di euro provenienti dal Fondo di sviluppo e Coesione (per i quali Schifani garantisce un recupero delle risorse in raccordo con Roma), ci sono diversi altri aspetti da sottolineare. Alcune sono norme di principio la cui cancellazione non ha alcun impatto sull’impianto generale ne sullo sviluppo della legge complessivamente, altre sono norme che hanno, invece, un effetto anche se non di natura economica.

Lo stop all’Osservatorio astronomico delle Madonie

Fra le impugnative alla legge di stabilità regionale 2023 c’è anche il famigerato (almeno per gli ambientalisti) articolo 38 con cui si volevano derogare i vincoli di salvaguardia dei parchi e consentire la realizzazione dell’osservatorio astronomico su Monte Mufara, in piena zona A di tutela integrale del Parco delle Madonie.

La norma era anche finalizzata a tentare di superare il diniego della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo che lo scorso giugno aveva declarato che l’area è anche a inedificabilità assoluta per tutela dei boschi, come ribadito dalla Corte Costituzionale.

Nel ricorso alla Corte Costituzionale il Consiglio dei Ministri ricorda che “la disposizione in esame, introducendo una generica deroga alle disposizioni di vincolo insistenti sui parchi, presenta ulteriori profili di incostituzionalità, dal momento che si pone in contrasto con la previsione del vincolo ex lege di cui all’art. 142 del d.lgs. 42/2004 – Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

Di cosa si tratta, la delibera di giunta

Appena una settimana prima il governo aveva ribadito la strategicità del progetto. L’installazione del telescopio “Flyeye” dell’Agenzia spaziale europea sul Monte Mufara, nelle Madonie, con la contestuale realizzazione di un Osservatorio astronomico, rappresenta un’opera di interesse strategico per la Regione Siciliana, finalizzata allo svolgimento di importanti attività di ricerca. Lo stabilisce proprio la delibera approvata dalla giunta regionale nei giorni scorsi, su proposta dell’assessore del Territorio e ambiente.

La volontà del governo

Il governo regionale ribadisce, con questa delibera,la volontà di dotare la Sicilia di una struttura dall’altissimo valore scientifico e di trovare una soluzione per superare gli attuali impedimenti. La nuova costruzione, infatti, ricadrebbe nella zona A del Parco, a oltre 1850 metri di altezza, dove vige un divieto di inedificabilità assoluta, prevista dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Sono in corso, inoltre, interlocuzioni con il governo nazionale per superare le criticità contenute nel testo della norma approvata in Finanziaria che avrebbe dovuto autorizzarne l’installazione.

“La realizzazione dell’Osservatorio sul Monte Mufara – si legge nella delibera della giunta – porrebbe la Regione Siciliana al centro della scena mondiale nel settore scientifico di riferimento, consolidando una tradizione che nel corso dei decenni ha visto la creazione di realtà, quali l’Osservatorio di Palermo, l’Osservatorio astronomico di Catania, il Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice, che hanno avuto importanti e positive ricadute socio-economiche legate all’operatività delle strutture e al turismo congressuale e scientifico”.

In cosa consiste il progetto

Secondo il progetto presentato dall’Ente Parco delle Madonie alla Regione, il rivoluzionario telescopio “Flyeye”, finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) nell’ambito dell’attività di ricerca sui corpi celesti minori, il cui impatto con l’atmosfera terrestre ha provocato nel corso dei secoli ingenti danni, utilizza 16 telecamere per l’acquisizione dell’immagine e per espandere il campo visivo, così da mappare l’intera volta celeste ripetutamente ogni notte, consentendo di identificare oggetti in movimento rispetto alle stelle fisse.

Un impianto che “risulterebbe unico al mondo per caratteristiche scientifiche ed innovatività delle soluzioni tecniche adottate – è riportato nella relazione del dipartimento Ambiente – per il quale hanno espresso formale interessamento, oltre all’Agenzia spaziale europea e Italiana, anche la Nasa e che collocherebbe la Sicilia e l’Italia all’interno di un circuito mondiale leader nella osservazione per la sorveglianza e il monitoraggio dello spazio”.

La diatriba sulla competenza esclusiva

Qui il tema si fa delicato. La Regione Siciliana, infatti, ha competenza legislativa esclusiva in materia di tutela del paesaggio, ma secondo lo Stato tale competenza si esplica, in applicazione dello stesso Statuto “nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali, deliberate dalla Costituente del popolo italiano”. Un principio, quello esposto nell’impugnativa, che rischia di avere effetti generali sulla stessa competenza esclusiva di non poco conto sul fronte giuridico.

L’interpretazione dello Stato sposata dagli ambientalisti

La disciplina statale volta a proteggere il paesaggio fungerebbe quindi da “limite alla disciplina che le regioni e le province autonome dettano in altre materie di loro competenza”, salva la facoltà di queste ultime di adottare norme di tutela ambientale più elevata nell’esercizio di competenze, previste dalla Costituzione, che concorrano con quella dell’ambiente (Corte Cost. n. 199 del 2014; nello stesso senso, Corte Cost. n. 246 e n. 145 del 2013, n. 67 del 2010, n. 104 del 2008, n. 378 del 2007). Un limite posto alle competenze speciali che rischia di vanificare la competenza esclusiva dandole la sola capacità di essere maggiormente restrittiva ma mai aprire le maglie.

Legambiente

“Ribadiamo oggi, – dichiara Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia – a seguito dell’impaginazione della norma regionale da parte del Consiglio dei Ministri, quello che le Associazioni ambientaliste e il Comune di Petralia Sottana (proprietario dei terreni dove dovrebbe sorgere l’osservatorio) sostengono da mesi: la Mufara va mantenuta integra, occorre cambiare sito e modificare il progetto, eliminando tutte le opere edilizie e viarie non indispensabili e riducendo l’impatto”.

Nella foto tratta dal sito della struttura l’attuale Parco Astronomico di Isnello Gal Hassim

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