La formazione professionale siciliana resta in stallo, con ben 1,5 miliardi di euro da poter spendere ancora nei cassetti. E mentre i corsi per i disoccupati restano una chimera scoppia anche la grana politica per l’assessore alla formazione Mimmo Turano. Dopo le elezioni potrebbe essere defenestrato, come paventato dal presidente della Regione Renato Schifani. Un complesso di cose che preoccupa fortemente le associazioni datoriali che rappresentano la quasi totalità degli enti di formazione. Le beghe politiche potrebbe ulteriormente dilatare i tempi per far ripartire un settore in totale agonia da anni.

La grana politica

Appello al presidente della Regione dalle associazioni Formare, Cenfop, Federterziario, Anfop, Asef e Forma Sicilia. Le preoccupazioni nascono dalle recenti dichiarazioni di Schifani inerenti la necessità di un check-up alla giunta. Il governatore ha detto che dopo le elezioni si andrà a verificare “l’opportunità di continuare il percorso con l’assessore all’Istruzione e formazione”.

“Lungi da noi fare valutazioni sul merito delle questioni – si legge in apertura alla lettera -, ma non possiamo altresì sottacere la drammatica situazione in cui versa il settore, già ancor prima del suo insediamento”. Crisi che parte dalle dimissioni dell’allora assessore Roberto Lagalla per candidarsi a sindaco di Palermo. “E’ mancata una guida che avesse un arco temporale utile ad avviare un lavoro prospettico e duraturo – sostengono le associazioni -. A questo si è aggiunto il cambio dei due dirigenti generali, che per forza di cose necessitano di una fase di assestamento”.

I fondi nel cassetto

In questa “congiuntura temporale”, la Regione Siciliana ha in dote 100 milioni di euro del Pnrr a valere del famoso Programma Gol. Si tratta di corsi per rilanciare l’occupazione in favore quindi di disoccupati e precari delle pubbliche amministrazioni. Ancora non è partita ancora alcuna attività. E stessa cosa dicasi per la mancata spesa di ben 1,5 miliardi di euro stanziati nella nuova programmazione Fse 2021-2027. Insomma, un intero settore della formazione totalmente in stallo.

“Inoltre – è l’allarme lanciato nella lettera – ci risulta che sulla passata programmazione Fse sussistano circa 40 milioni di residui da poter utilizzare, pena la restituzione a Bruxelles. Duole evidenziare, che a cospetto dell’enorme quantità di risorse di cui beneficia la Sicilia, oggi un percettore di Naspi, per esempio, non può ancora frequentare il corso di formazione obbligatorio o accedere ad una misura di accompagnamento al lavoro. Un disoccupato siciliano, giovane o adulto che sia, non può frequentare un corso gratuito”.

La richiesta di audizione

Le agenzie formative siciliane, nel frattempo, mantengono aperte le sedi sostenendo costi sulle proprie spalle. I lavoratori degli enti attendono stipendi arretrati, spesso per rendiconti bloccati dall’amministrazione regionale e con lo spettro dei licenziamenti collettivi che diventa sempre più imminente. “Nei prossimi giorni –fanno sapere le associazioni datoriali – saranno convocate le organizzazioni sindacali per avviare le procedure. A riguardo, alla già preoccupante situazione delle casse della Regione chiuse da dicembre scorso, preoccupa ulteriormente la notizia circa l’impugnativa da parte dello Stato del Bilancio della nostra Regione. Alla luce di quanto esposto, le chiediamo di essere auditi al fine di rappresentare le emergenze in cui sta soffocando il settore e di riflesso migliaia di donne e uomini siciliani”.

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