Le rosse fiammanti a semicerchio a rombare, quasi come fosse un pianto. E poi tantissimi piloti di rally. Sono loro in numero più massiccio ad aver dato maggiormente nell’occhio nel giorno dell’ultimo saluto a Nino Vaccarella, storico pilota siciliano morto a 88 anni. Questa mattina sono stati celebrati all’istituto “Don Bosco” a Palermo i funerali di quello che viene considerato il miglior pilota siciliano e tra i migliori driver in assoluto. Soprannominato il “preside volante”, Vaccarella si è spento all’ospedale Civico dove era ricoverato da tempo. 

Il ringraziamento del figlio Giovanni

Con la solita sensibilità il figlio Giovanni, costretto sulla sedia a rotelle da tanti anni, ha subito mandato un messaggio di ringraziamento su Facebook. Prima dell’uscita del corteo funebre si è avvertito l'”urlo” di alcune Ferrari, suo brand preferito. Sulla bara del campione di automobilismo  il suo casco, un ritratto e una maglietta rossa del club Ferrari.  La messa è stata celebrata da don Domenico Saraniti, il direttore del Don Bosco che ricordato le doti umane di Vaccarella.

Il saluto del presidente Aci

.Il presidente dell’Automobil Club Palermo Angelo Pizzuto ha ricordato la sua passione per le Madonie: “Non ha mai dimenticato i luoghi della Targa Florio e passava le estati tra Petralia e Castellana. Teneva che tutti nel mondo lo chiamassero il siciliano”. Il vincitore di tre Targa Florio, di corse come  Le Mans e Nurburgring, è stato poi ricordato da tanti amici che hanno voluto ricordarlo e dare l’ultimo saluto. Le spoglie mortali di Vaccarella sono state tumulate nella tomba di famiglia a Petralia Soprana.

L’amore del pilota

Vaccarella stravedeva per la Targa Florio: la vinse nel ’65 con Lorenzo Bandini su Ferrari 275P, nel ’71 con Toine Hezemans su Alfa Romeo 33/3 Sport Prototipo e nel ’75 con Arturo Merzario su Alfa Romeo 33TT12 spider. Nelle edizioni del ’62 e ’70 arrivò terzo mentre in quella del ’63 venne squalificato da un commissario di gara in quanto sprovvisto della patente di guida che gli era stata ritirata nel ’61 a causa di un incidente stradale a Pescara.

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