La Procura generale di Palermo ha chiesto l’archiviazione dell’indagine aperta sui medici legali Paolo Procaccianti e Giuseppe Daricello, accusati di frode processuale nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato senza vita nella sua casa di Madrid nel 2013. Il decesso, per cui la Procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione sostenendo che si fosse trattato di un suicidio, è stato avocato dalla Procura generale per ulteriori approfondimenti dopo l’opposizione dei familiari del giovane.

L’esposto della famiglia di Mario, “vetrini alterati”

Nel corso delle indagini la famiglia di Biondo ha presentato un esposto a carico di ignoti denunciando che i vetrini con i reperti istologici rilevati durante l’autopsia fatta a Palermo dopo la riesumazione del corpo del cameraman fossero stati alterati.

Nel registro degli indagati sono finiti i due medici legali che avevano eseguito l’esame, Procaccianti e Daricello, ma le indagini svolte dalla Procura generale si sono concluse con la richiesta di archiviazione per entrambi. Per gli inquirenti non ci sarebbe stata alcuna alterazione delle prove, ma solo alcuni errori nelle catalogazioni dei reperti.

L’8 marzo l’udienza

Alla richiesta di archiviazione si è opposta la famiglia Biondo. L’udienza per discutere davanti al gip del caso è stata fissata per l’8 marzo, giorno in cui si discuterà anche della richiesta di archiviazione formulata per l’indagine principale: quella sulla morte del giovane.

Genitori non credono al suicidio

La famiglia Biondo non crede alla tesi del suicidio e più volte ha eccepito falle nelle indagini. Il cameraman, sposato con Raquel Sanchez Silva, presentatrice della versione spagnola de ‘L’Isola de Famosi’, fu trovato impiccato ad una libreria della sua abitazione a Madrid. All’epoca nessuna indagine fu svolta dalle autorità spagnole che da subito parlarono di suicidio.

La Procura di Palermo aprì però una indagine per omicidio, disponendo anche la riesumazione del corpo. Non avendo individuato elementi utili a proseguire l’inchiesta seguì la richiesta di archiviazione. Una scelta non condivisa dalla Procura generale che ha avocato il caso trovandosi, però, a giungere alle stesse conclusioni dei colleghi.

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