L’arresto di Pietro Polizzi, il candidato di Forza Italia che sarebbe sceso a compromessi con la famiglia mafiosa dell’Uditore per diventare consigliere comunale, torna a fare riflettere su un fatto: la mafia vuole entrare nel grande business dei fondi del Pnrr e lo vuole fare mettendo davanti a sé gente pulita, colletti bianchi, politici. ““Se sono potente io, siete potenti voialtri”, diceva ai boss incastrati dalle intercettazioni. L’arresto di Polizzi, avvenuto a pochi giorni dalle elezioni, è un chiaro segnale, aldilà del fatto singolo su cui dovrà ancora indagare la procura di Palermo e l’antimafia e che dovrà chiudersi con una sentenza.

La questione etica in Sicilia

E’ il segretario regionale del PD Sicilia e Deputato regionale Anthony Barbagallo che lancia l’allarme dopo aver letto alcune dichiarazioni del procuratore Scarpinato. “La questione etica e morale in Sicilia si ripropone con prepotenza”, afferma il segretario dem in un post Facebook che rilancia l’allarme sui tentacoli di cosa nostra che guarda alle elezioni e alla “grande abbuffata” del Pnrr. “La mafia è tutt’altro che sconfitta, è silente ma pensa a fare affari e i “potentati” hanno già preso di mira le ingenti risorse del PNRR”, continua il democratico.

Lagalla e Musumeci e l’appoggio di Dell’Utri e Cuffaro

E Barbagallo torna sull’arresto di Polizzi. “I fatti di cronaca di ieri, con un candidato al consiglio comunale di Palermo del Centrodestra arrestato assieme ad un boss di “spessore” per 416-ter, segnano certamente l’importanza di esprimere un voto consapevole per evitare di tornare indietro di 40 anni”. Ma ce ne è anche per Musumeci e per Lagalla. “E certo – come dice bene il procuratore Scarpinato – non può passare il messaggio di un presidente della regione, Musumeci, che ritiene normale e compatibile con il suo ruolo istituzionale fare pubblicamente accordi elettorali con Marcello Dell’Utri. E che il candidato sindaco di Palermo del Centrodestra, appoggiato dallo stesso Dell’Utri e da Cuffaro, non si sia presentato alle celebrazioni del XXX anniversario della strage di Capaci.
Dobbiamo impedire tutto questo”.

L’intervento di Scarpinato

E Scarpinato nei giorni scorsi è salito in cattedra  ospite della scuola di formazione dei 5s a Villa Filippina, ricordando il rapporto organico e datato fra la politica siciliana e la mafia, troppo spesso raccontata come organizzazione “di bravi ma senza un don Rodrigo”.  Ma non è mai stato così, ha spiegato. “Il sistema potere mafioso sin dall’unità d’Italia è stata componente una componente del sistema di potere nazionale determinante degli equilibri politici e nazionali”. E oggi, ha affermato il magistrato,  “si sono nuovamente ricreate le precondizioni per un ritorno alle vecchie politiche di gestione della spesa pubblica e si sono scatenati gli appetiti dei comitati d’affari e dei potentati locali. Non sembra dunque casuale che proprio ora si verifichi la pubblica discesa in campo di protagonisti della prima Repubblica, specialisti del voto di scambio che portano in dote enormi catene clientelari, di soggetti di borghesia mafiosa la cui voce diventa risolutiva per imporre la linea ai candidati”.