E’ il giorno delle Zone Franche Montane. O almeno così spera il comitato promotore visto che oggi pomeriggio alle ore 16 l’Ars ha in calendario proprio l’approvazione della prima legge di prospettiva della storia della Regione Siciliana ovvero le “disposizioni concernenti l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia”. Una occasione da non mancare visto che dopo questa settimana probabilmente il parlamento entrerà nel lungo tunnel della sessione di bilancio e non avrà più modo di affrontare altro per chissà quanto tempo

Un provvedimento che oltre mezzo milioni di ‘resilienti’ dei Comuni, posti oltre i 500 metri sopra il livello del mare attendono, attendono da oltre 1700 giorni.

“Le Zone Franche Montane costituiscono una misura di politica economica adottabile dal governo siciliano per il rilancio delle zone interne dell’isola che nel tempo subiscono un lento processo di spopolamento. L’obiettivo – dicono dal comitato promotore – è l’attrazione di iniziative imprenditoriali che fungano da volano sociale ed economico; il marketing territoriale è rivolto ovviamente anche ai non siciliani che intendano trasferire la sede legale ed operativa della propria attività imprenditoriale”.

Ovviamente si tratta di una Legge voto che richiede preliminarmente, e finalmente, la corretta definizione dei rapporti finanziari con lo Stato. E proprio su questo aspetto si concentrano i detrattori. Si tratta, però, di definire urgentemente le norme di attuazione dello Statuto che nel passato o sono state realizzate come “norme modificative” (quindi nulle) o non sono state mai previste.

Le ZFM in tal senso devono costituire l’ennesima occasione per emanare norme rispettose dello Statuto siciliano, nel passato ignorato con i risultati palesemente visibili.

“Da domani la nostra vertenza passerà alle Camere – affermano dal Comitato pro ZFM – un passaggio obbligato questo, nel rispetto della Legge e aderente allo Statuto speciale della Regione, di rango costituzionale e pari a quello della Repubblica Italiana, che si differenzia da quello delle altre Regioni autonome”.

Tuttavia, gli Uffici delle Camere dovrebbero rimandare alla Commissione paritetica, (articolo 43 dello Statuto) unica istituzione – due componenti rappresentano lo Stato e due la Regione Siciliana – titolata a destinare le risorse necessarie al finanziamento delle ZFM in Sicilia.

Risorse che secondo i dettati Costituzionali (articolo 36 dello Statuto) dovrebbero risiedere nelle casse della Regione, cosa che per delle ataviche incomprensibili inadempienze i siciliani non si ritrovano.

Il Comitato promotore e i 132 Sindaci – la maggior parte di essi oggi presenti in Aula con la Fascia – coinvolti avrebbero individuato uno degli innumerevoli cespiti tributari per rilanciare le aree di montagna della Sicilia: l’Iva all’importazione. Solo nel 2018, secondo i dati ufficiali dell’Agenzia delle Dogane, in Sicilia sono maturati € 2.104.803.652,41. Queste risorse, secondo la Carta Costituzionale della Regione dovrebbero rimanere in Sicilia, cosa mai avvenuta.

“Allo Stato chiediamo di essere leale con la Sicilia, – incalzano – a prescindere dall’appartenenze politica del Governo regionale o di quelli che si susseguiranno”.

“La lealtà è quella che mancata in passato e che noi oggi a gran voce rivendichiamo. – affermano – Il resto verrà da solo, i partigiani della montagna siciliana sanno come fare per riprendere in mano il loro futuro e fermare il processo di desertificazione umana e imprenditoriale in atto”.

“Ringraziamo per l’incondizionato apporto – chiosano – il presidente dell’Assemblea Regionale, Gianfranco Miccichè e della Commissione Attività Produttive dell’ARS, Orazio Ragusa. Hanno convinto dell’importanza vitale del provvedimento legislativo l’intera deputazione regionale, attraverso i presidenti dei Gruppi parlamentari”.

“Il Parlamento siciliano, il più antico d’Europa, – concludono – sta dimostrando di essere all’altezza del proprio ruolo, mettendo da parte le diversità politiche e, auspichiamo, votando il provvedimento all’unanimità e senza l’aggiunta di proposte che ne possano svilire la portata storica”.

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